Data di pubblicazione:
10 gennaio 2008
10 e 15 gennaio: Molfetta in Tribunale
Fonte:
Molfettalive
Regione:
Piemonte
10 e 15 gennaio, due date che entreranno negli annali della storia politica molfettese.
La procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani ha fissato per oggi l'udienza preliminare per Pino Amato, Gaetano Brattoli, Giovanna Anna Guido, Vincenzo De Michele, Pasquale Mezzina, Vito Pazienza, Gianfranco Michele Piccolantonio, Girolamo Antonio Scardigno e Vincenzo Zaza e per il prossimo martedì la citazione a giudizio per Vincenzo Spadavecchia e Cristofaro Brattoli.
Due procedimenti che scuoteranno la nostra città.
Per la prima volta, infatti, si è istruito un procedimento penale per voto di scambio riguardante politici e amministratori molfettesi, per la prima volta il Prefetto ha sospeso un consigliere comunale dalla sua carica nel periodo degli arresti (è il caso dell'Amato). Per la prima volta, infine, è stato sottoposto a indagine e sospeso un ufficiale della Polizia Municipale (l'ex Tenente Zaza).
Analizziamo i due procedimenti.
Procedimento "n. 3772/05 nei confonti di Amato Giuseppe + 8", questa la denominazione ufficiale dell'azione condotta nei confronti di Pino Amato (consigliere comunale di Alleanza Nazionale), di Girolamo Antonio Scardigno (consigliere comunale di Forza Italia), Vincenzo Zaza, Pasquale Mezzina e Gianfranco Michele Piccolantonio (ufficiali di Polizia Municipale), Vincenzo De Michele (all'epoca dei fatti Dirigente Settore attività Produttive Commercio del Comune di Molfetta), Gaetano Brattoli (broker assicurativo di una società barese), Vito Pazienza (militante del movimento politico "Popolari per Molfetta") e Giovanna Anna Guido (rappresentante legale dell'istituto di Vigilanza La Securpol s.r.l.).
Il quadro accusatorio, maturato dopo indagini condotte per mezzo di intercettazioni telefoniche e ambientali, prevederebbe i reati corruzione, concussione, voto di scambio, abuso d'ufficio e falso ideologico.
Il Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, chiederà il rinvio a giudizio per i nove imputati.
L'accusa sostiene che Pino Amato, nel periodo tra il 4 Gennaio 2004 e l'11 ottobre 2005, avrebbe abusato della sua funzione di pubblico ufficiale in quanto assessore alla Polizia Municipale, attivandosi per creare, insieme agli altri imputati, una rete di contatti atta a creare un serbatoio di voti per sé e per altri.
Tale serbatoio di voti sarebbe stato utilizzato per sé durante le Elezioni Amministrative del 2006 (che hanno visto Amato trionfare con il record di 999 suffragi) e nelle Elezioni Regionali 2005 in favore del candidato di Forza Italia Massimo Cassano (eletto con 10.835 voti, 1.707 dei quali ottenuti a Molfetta).
Voto di scambio, dunque, l'accusa principale, attorno alla quale ruotano gli altri reati.
La promessa del voto, o dei voti, sarebbe stata ottenuta in cambio di servigi derivanti dalla sua carica pubblica (all'epoca dei fatti assessore alla Polizia Municipale nella giunta di Tommaso Minervini).
In cambio del voto si sarebbero effettuate riduzioni di multe (con eliminazione degli aspetti che avrebbero portato a decurtazioni di punti sulla patente di guida), una partecipazione ai corsi di formazione professionale per "sales promoter" organizzati dalla fashion District Molfetta s.r.l. con il patrocinio del Comune, si sarebbe garantito il mantenimento del posto di lavoro in un'impresa di pulizie e la promessa di un lavoro presso la Centro Ed. Diurno per Disabili del Comune di Molfetta (gestito dalla Cooperativa Sociale GEA a r.l. e gestito dallo stesso Amato). Inoltre, in prospettiva dell'apertura di un bar all'interno della Fabbrica di San Domenico (poi revocata), Amato avrebbe costretto o indotto un soggetto a «mettersi a disposizione» in vista delle elezioni 2006, con la minaccia «o ci votano o ce li mandiamo a casa». Sarebbe stato anche versato del denaro in cambio del voto.
I presunti favori riguarderebbero anche le concessioni necessarie ai fini dell'occupazione di suolo pubblico in contrasto con le norme del Codice della Strada. E' il caso degli esercizi commerciali Caffetteria Antica Roma, La Cueva e Le Tre Querce e di alcuni venditori ortofrutticoli ambulanti.
L'imputato, inoltre, avrebbe conferito o fatto conferire all'istituto di vigilanza La Securpol s.r.l. servizi di vigilanza idoneamente espletabili con personale della Polizia Municipale e avrebbe indotto dite private ad avvalersi della vigilanza della stessa agenzia in cambio di assunzioni.
Per altri tre agenti di Polizia Municipale inizialmente indagati, Luigi Armenio, Biagio Farinola e Cosimo Rosati, il P.M. ha invece chiesto l'archiviazione.
Se per i nove imputati si chiederà il rinvio a giudizio, per l'Assessore allo Sport, Impianti Sportivi e Spettacolo Vincenzo Spadavecchia e per Cristofaro Brattoli (condannato per l'omicidio del Sindaco Giovanni Carnicella) il dibattimento del 15 gennaio rappresenta invece il primo grado del processo.
Anche Spadavecchia deve rispondere di voto di scambio, in quanto quale consigliere di comunale della città di Molfetta in occasione delle elezioni amministrative del 29 e 30.5.2006 (elezioni in occasioni delle quali conseguiva n. 592 voti nella lista del partito U.D.C., risultando eletto) dava o offriva ad elettori allo stato non identificati, anche sotto pretesto di rimborso spese e servizi elettorali, buoni per il ritiro di euro dieci di gasolio ciascuno.
Cristofaro Brattoli (condannato a 25 anni e 6 mesi per l'omicidio Carnicella, pena poi ridotta a 18 anni e in semilibertà dal 2005) si è reso protagonista, durante la campagna elettorale 2006, di un episodio in Piazza Paradiso nei confronti del candidato Sindaco Lillino di Gioia.
Durante un'attività di volantinaggio ha avvicinato il candidato manifestando la volontà di parlargli ottenendone il suo rifiuto. Una decina di minuti dopo, attraversando la piazza, l'imputato inveiva contro il noto politico pronunciando le seguenti parole: «Tu non puoi fare il Sindaco! Perché non vuoi parlare con me? Pezzo di merda, ricordati di piazza Paradiso!».
In questo processo, oltre a Di Gioia, risulta parte lesa Matteo d'Ingeo, l'altro candidato sindaco alle ultime amministrative. Lo stesso d'Ingeo figura come parte lesa nel procedimento "Amato Giuseppe + 8" ai sensi dell'art. 100, comma 1, d.p.r. 16.5.1960, n. 570 in quanto cittadino danneggiato dalla pratica del voto di scambio.
La legge prevede, dunque, che ogni cittadino possa costituirsi parte lesa in caso di voto di scambio: ci saranno altri che si avvarranno di questo diritto?
Lo sapremo a partire da oggi.
Fonte:
Molfettalive
La procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani ha fissato per oggi l'udienza preliminare per Pino Amato, Gaetano Brattoli, Giovanna Anna Guido, Vincenzo De Michele, Pasquale Mezzina, Vito Pazienza, Gianfranco Michele Piccolantonio, Girolamo Antonio Scardigno e Vincenzo Zaza e per il prossimo martedì la citazione a giudizio per Vincenzo Spadavecchia e Cristofaro Brattoli.
Due procedimenti che scuoteranno la nostra città.
Per la prima volta, infatti, si è istruito un procedimento penale per voto di scambio riguardante politici e amministratori molfettesi, per la prima volta il Prefetto ha sospeso un consigliere comunale dalla sua carica nel periodo degli arresti (è il caso dell'Amato). Per la prima volta, infine, è stato sottoposto a indagine e sospeso un ufficiale della Polizia Municipale (l'ex Tenente Zaza).
Analizziamo i due procedimenti.
Procedimento "n. 3772/05 nei confonti di Amato Giuseppe + 8", questa la denominazione ufficiale dell'azione condotta nei confronti di Pino Amato (consigliere comunale di Alleanza Nazionale), di Girolamo Antonio Scardigno (consigliere comunale di Forza Italia), Vincenzo Zaza, Pasquale Mezzina e Gianfranco Michele Piccolantonio (ufficiali di Polizia Municipale), Vincenzo De Michele (all'epoca dei fatti Dirigente Settore attività Produttive Commercio del Comune di Molfetta), Gaetano Brattoli (broker assicurativo di una società barese), Vito Pazienza (militante del movimento politico "Popolari per Molfetta") e Giovanna Anna Guido (rappresentante legale dell'istituto di Vigilanza La Securpol s.r.l.).
Il quadro accusatorio, maturato dopo indagini condotte per mezzo di intercettazioni telefoniche e ambientali, prevederebbe i reati corruzione, concussione, voto di scambio, abuso d'ufficio e falso ideologico.
Il Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, chiederà il rinvio a giudizio per i nove imputati.
L'accusa sostiene che Pino Amato, nel periodo tra il 4 Gennaio 2004 e l'11 ottobre 2005, avrebbe abusato della sua funzione di pubblico ufficiale in quanto assessore alla Polizia Municipale, attivandosi per creare, insieme agli altri imputati, una rete di contatti atta a creare un serbatoio di voti per sé e per altri.
Tale serbatoio di voti sarebbe stato utilizzato per sé durante le Elezioni Amministrative del 2006 (che hanno visto Amato trionfare con il record di 999 suffragi) e nelle Elezioni Regionali 2005 in favore del candidato di Forza Italia Massimo Cassano (eletto con 10.835 voti, 1.707 dei quali ottenuti a Molfetta).
Voto di scambio, dunque, l'accusa principale, attorno alla quale ruotano gli altri reati.
La promessa del voto, o dei voti, sarebbe stata ottenuta in cambio di servigi derivanti dalla sua carica pubblica (all'epoca dei fatti assessore alla Polizia Municipale nella giunta di Tommaso Minervini).
In cambio del voto si sarebbero effettuate riduzioni di multe (con eliminazione degli aspetti che avrebbero portato a decurtazioni di punti sulla patente di guida), una partecipazione ai corsi di formazione professionale per "sales promoter" organizzati dalla fashion District Molfetta s.r.l. con il patrocinio del Comune, si sarebbe garantito il mantenimento del posto di lavoro in un'impresa di pulizie e la promessa di un lavoro presso la Centro Ed. Diurno per Disabili del Comune di Molfetta (gestito dalla Cooperativa Sociale GEA a r.l. e gestito dallo stesso Amato). Inoltre, in prospettiva dell'apertura di un bar all'interno della Fabbrica di San Domenico (poi revocata), Amato avrebbe costretto o indotto un soggetto a «mettersi a disposizione» in vista delle elezioni 2006, con la minaccia «o ci votano o ce li mandiamo a casa». Sarebbe stato anche versato del denaro in cambio del voto.
I presunti favori riguarderebbero anche le concessioni necessarie ai fini dell'occupazione di suolo pubblico in contrasto con le norme del Codice della Strada. E' il caso degli esercizi commerciali Caffetteria Antica Roma, La Cueva e Le Tre Querce e di alcuni venditori ortofrutticoli ambulanti.
L'imputato, inoltre, avrebbe conferito o fatto conferire all'istituto di vigilanza La Securpol s.r.l. servizi di vigilanza idoneamente espletabili con personale della Polizia Municipale e avrebbe indotto dite private ad avvalersi della vigilanza della stessa agenzia in cambio di assunzioni.
Per altri tre agenti di Polizia Municipale inizialmente indagati, Luigi Armenio, Biagio Farinola e Cosimo Rosati, il P.M. ha invece chiesto l'archiviazione.
Se per i nove imputati si chiederà il rinvio a giudizio, per l'Assessore allo Sport, Impianti Sportivi e Spettacolo Vincenzo Spadavecchia e per Cristofaro Brattoli (condannato per l'omicidio del Sindaco Giovanni Carnicella) il dibattimento del 15 gennaio rappresenta invece il primo grado del processo.
Anche Spadavecchia deve rispondere di voto di scambio, in quanto quale consigliere di comunale della città di Molfetta in occasione delle elezioni amministrative del 29 e 30.5.2006 (elezioni in occasioni delle quali conseguiva n. 592 voti nella lista del partito U.D.C., risultando eletto) dava o offriva ad elettori allo stato non identificati, anche sotto pretesto di rimborso spese e servizi elettorali, buoni per il ritiro di euro dieci di gasolio ciascuno.
Cristofaro Brattoli (condannato a 25 anni e 6 mesi per l'omicidio Carnicella, pena poi ridotta a 18 anni e in semilibertà dal 2005) si è reso protagonista, durante la campagna elettorale 2006, di un episodio in Piazza Paradiso nei confronti del candidato Sindaco Lillino di Gioia.
Durante un'attività di volantinaggio ha avvicinato il candidato manifestando la volontà di parlargli ottenendone il suo rifiuto. Una decina di minuti dopo, attraversando la piazza, l'imputato inveiva contro il noto politico pronunciando le seguenti parole: «Tu non puoi fare il Sindaco! Perché non vuoi parlare con me? Pezzo di merda, ricordati di piazza Paradiso!».
In questo processo, oltre a Di Gioia, risulta parte lesa Matteo d'Ingeo, l'altro candidato sindaco alle ultime amministrative. Lo stesso d'Ingeo figura come parte lesa nel procedimento "Amato Giuseppe + 8" ai sensi dell'art. 100, comma 1, d.p.r. 16.5.1960, n. 570 in quanto cittadino danneggiato dalla pratica del voto di scambio.
La legge prevede, dunque, che ogni cittadino possa costituirsi parte lesa in caso di voto di scambio: ci saranno altri che si avvarranno di questo diritto?
Lo sapremo a partire da oggi.
Fonte:
Molfettalive
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