Data di pubblicazione:
19 marzo 2007
Avellino, 2 arresti per la selvaggia aggressione al vigile
Fonte:
Ottopagine.it
Regione:
Campania
Pestaggio del vigile urbano: arrestato il secondo aggressore
Pestaggio del vigile urbano Domenico Pironti: si chiude il cerchio e anche il secondo aggressore finisce in carcere. Gli agenti della squadra mobile di Avellino guidati dal vicequestore Giovanni Trabunella hanno notificato al 21enne Angelo Volzone di Avellino un ordine di arresto per lesioni gravissime. Si tratta del fratello maggiore di Danilo, 19 anni, già arrestato 48 ore prima. Secondo le indagini lampo della polizia di Avellino sono loro due i responsabili della folle rissa che si è scatenata davanti all’Albachiara Cafè la settimana scorsa: erano le 20 circa di domenica 11 marzo quando il vigile urbano intervenne in difesa di un avventore del bar che era finito nel mirino dei due giovani fratelli: per tutta risposta, nonostante si fosse qualificato come agenti di polizia municipale, i due aggredirono selvaggiamente anche Domenico Pironti: «Questo lo conosco - avrebbe detto uno di loro - è un vigile, lo dobbiamo lasciare a terra, lo dobbiamo uccidere». E così in più riprese si sono avventati su di lui colpendolo violentemente prima con calci e pugni e poi utilizzando anche sedie e sgabelli prelevati all’interno del bar (e causando all’Albachiara anche danni per alcune centinaia di euro). Tutto ripreso dalle telecamere a circuito chiuso del locale. All’arrivo della polizia i due aggressori erano già scappati, ma nel giro di poche ore è stato possibile risalire all’identità degli aggressori, tanto che da una prima perquisizione a casa di Danilo Volzone furono trovati una maglietta ed un jeans sporchi di sangue: vestiti che erano stati già messi in lavatrice per far sparire le tracce. Per il primo, il fratello minore, l’arresto è scattato inizialmente per l’aggravamento delle misure di sorveglianza speciale alle quali era già sottoposto per alcuni gravi atti di violenza urbana di cui si era reso protagonista nei mesi precedenti: era sottoposto all’obbligo di dimora ed entro le venti di ogni sera doveva tornare a casa, e visto il suo coinvolgimento nel pestaggio questo beneficio gli è stato revocato “vista l’evidente pericolosità sociale” del soggetto. Questo mentre i provvedimenti giudiziari della questura facevano il loro corso seguendo il normale iter giudiziario (gli arresti non erano potuti scattare subito perché era ormai trascorsa la flagranza di reato): ieri mattina le richieste di rinvio a giudizio del piemme Aquilina Piciocchi sono state firmate dal gip di Avellino Paolo Cassano e gli uomini di Trabunella ha avuto via libera. Le ordinanze di custodia sono per lesioni gravissime: una è stata eseguita a casa di Angelo Volzone e l’altra è stata notificata in carcere al fratello Danilo. Dalle indagini è emersa anche la presenza di un terzo amico dei due arrestati: un giovane che però è risultato estraneo all’aggressione, anzi, quando ha capito che i fratelli stavano esagerando li ha lasciati e si è allontanato. E per questa sua scelta è stato anche successivamente raggiunto dai due e malmenato. A questo punto sarà difficile per i due fratelli negare le proprie responsabilità: ad incastrarli ci sono le immagini delle telecamere a circuito chiuso, i vestiti sporchi di sangue e le testimonianze degli altri avventori del locale. Il quadro è completo e si può quindi archiviare, in attesa degli sviluppi processuali del caso, l’ultimo episodio di violenza che si è verificato in città: un susseguirsi di risse e pestaggi al quale le forze dell’ordine stanno ora dando un chiaro segnale di stop. Non rimarranno più impuniti i giovani violenti e problemi concreti e immediati li subiranno anche i locali notturni e i bar che in modo o nell’altro continuano a dare asilo a questo genere di clienti: ne è un esempio il sequestro amministrativo di dieci giorni deciso dal questore Vittorio Rochira per l’Albachiara Café, che potrà riaprire i battenti solo il 23 marzo. Una nuova strategia, questa della polizia amministrativa, che intende affiancare all’opera di repressione della squadra mobile anche un’altrettanto importante opera di prevenzione. Una strategia che si può dimostrare vincente anche sul fronte degli inquietanti segnali che arrivano dalla criminalità organizzata, che proprio sulle giovani leve dei ragazzi più disagiati punta per affermare in città una nuova stagione della camorra avellinese.
Fonte:
Ottopagine.it
«Non lasciamo la città in mano a pochi balordi»
ALDO BALESTRA Quarantasette anni l’altro giorno. In un letto d’ospedale, a Benevento. Con le ossa che fanno male, punti dappertutto, il naso e lo zigomo rotti e la certezza di dover andare sotto i ferri. «Ma sono vivo. Quando ti ritrovi in queste condizioni pensi al peggio. Io quella sera potevo morire. E invece no, grazie a Dio. Fino a ieri non riuscivo ad aprire gli occhi. Ora posso farlo, e vedere mia moglie e i miei figli, i parenti e i colleghi, gli amici. Sa, è come rinascere». Domenico Pironti, vigile urbano di Avellino pestato a sangue da un gruppetto di ragazzi nel bar Albachiara, in pieno centro cittadino, riscopre ora dopo ora il gusto della vita. Anche assaporare una fettina di torta per il compleanno («che bella sorpresa mi hanno fatto il comandante e i colleghi», sottolinea), e ricacciare giù il dolciastro del sangue per le ferite profonde alla bocca, equivale ad una dose di ottimismo. Come va? «Molto meglio. Ho superato la fase critica, il cortisone ha fatto effetto, ho recuperato molto. Giovedì mi opererò. Vedo la luce in fondo al tunnel». Ricorda? «E come potrei dimenticare? Non ho proprio tutto nitido, ma mi rivedo in quel bar, dove ero entrato per la terza volta in vita mia. Era sera, e io fermo vicino ad un giochino elettronico. Entrano tre ragazzi. Furie. Ha presente le scene delle risse in saloon, nei film western? Iniziano a spaccare tutto, a prendere bottiglie e lanciarle nei vetri. Un fracasso. Le grida del barista e della ragazza che era dietro al bancone, le botte al giovane che riesce a divincolarsi. Il terrore della ragazza non lo dimenticherò mai». E lei? «Ho realizzato immediatamente che era una situazione di grosso pericolo. C’erano altre persone nel bar, nessuna s’è mosso. Ho detto a quei ragazzi di calmarsi, di smetterla, che presto sarebbero arrivati i carabinieri, ho consigliato loro di uscire fuori dal locale. E mi sono qualificato». È stato peggio? «Mi hanno detto, più o meno: sei un vigile? Allora non ti alzerai più da terra. Hanno cominciato a picchiarmi in maniera violentissima, spropositata, ingiustificata. La successione di quegli attimi è stata terribile, in parte confusa, le botte sono state tante. I colleghi della Polizia che hanno visto il filmino hanno detto: Domè, è un miracolo che sei vivo. Lo penso anch’io. Quelli erano violenti, hanno usato tutto quello che avevano a tiro, mi hanno detto che avevano anche un pugno di ferro. Ho cercato di attutire i colpi, ma le botte erano fortissime, e in punti vitali. Non avevo la pistola, e meno male, forse avrei passato un guaio maggiore. I colpi non finivano più, tutto mi girava intorno. Ho pensato: adesso muoio». Perchè l’ha fatto? «Me lo chiede lei, me l’ha chiesto mezzora fa Ottavio di Telenostra, i parenti, i colleghi. Molti me lo chiedono, ed è normale. Mi dispiace, invece, che qualcuno mi abbia criticato dicendomi: volevi fare l’eroe? Ma quale eroe. Io sono un padre di famiglia e un uomo orgoglioso della sua divisa da vigile urbano, ma senza fanatismi. Quelli erano ragazzini violenti e picchiavano un altro ragazzo, ho avuto la paura degli uomini ed il coraggio che forse credi di non avere. Ma so solo di aver fatto il mio dovere di cittadino e di vigile. Ora permette che le chieda io una cortesia?». Dica. «Scriva che ringrazio tutti per il loro affetto, sono commosso del comandante e dei colleghi, mi ha telefonato pure un mio vecchio insegnante dell’alta Irpinia. So che fra un po’ finirà, ma è normale. Non mi interessa l’encomio, io vorrei solo che quel che mi è successo serva a far capire due cose. La prima è che non possiamo far sì che la nostra città sia tenuta in scacco da 50-60 teppisti. Non sono un sociologo, ma dico agli avellinesi: non lasciamo che la nostra città sia sopraffatta dalla violenza di pochi. La famiglia, la scuola, le forze dell’ordine, la magistratura: dobbiamo fare in modo che la nostra città non diventi un luogo dove accadono vicende di questo tipo. E se pure accadono bisogna avere la forza di intervenire, denunciare, far fronte comune». Perchè tanto accanimento sui di lei? «Per due motivi. Ritenevano un delitto di lesa maestà che mi fossi intromesso, pensavano di poter fare tutto. E poi: sono un rappresentante delle forze dell’ordine, colpendo me lanciavano un messaggio agli altri vigili, poliziotti, carabinieri. Come a dire: vedete cosa capita a chi interviene?». Noi parliamo e arriva la notizia dell’arresto di uno ragazzo riconosciuto come uno dei suoi aggressori, ma l’arresto non è per le violenze su di lei. «Ci sono le leggi e le incongruenze delle leggi, e ci sono i magistrati che applicano le leggi. Tutto va rispettato. Dico solo che io ero la quinta-sesta persona finito sotto le mani di certe persone che si comportano da animali. A quando il morto? Poi lo piangiamo? Penso anche alla chiusura del bar, e mi dispiace. Mi auguro che ognuno, nel proprio ruolo, faccia di tutto perchè la situazione possa cambiare in meglio». Che desiderio ha? «Tornare a fare il mio lavoro in una città che impari ad amare di più se stessa, i cittadini, i ragazzi e i tutori dell’ordine. Sono un vigile urbano dal 1989, sono di Avellino, ho tre fantastici figli di 22, 19 e 15 anni. Possibile che si debba stare in pena ogni sera che i ragazzi chiedono, come nel loro diritto, di uscire? E se ci fosse stato uno dei miei figli, al posto mio? No, no. Non mi faccia pensare».
Fonte: forum di Comuni.it
Pestaggio del vigile urbano Domenico Pironti: si chiude il cerchio e anche il secondo aggressore finisce in carcere. Gli agenti della squadra mobile di Avellino guidati dal vicequestore Giovanni Trabunella hanno notificato al 21enne Angelo Volzone di Avellino un ordine di arresto per lesioni gravissime. Si tratta del fratello maggiore di Danilo, 19 anni, già arrestato 48 ore prima. Secondo le indagini lampo della polizia di Avellino sono loro due i responsabili della folle rissa che si è scatenata davanti all’Albachiara Cafè la settimana scorsa: erano le 20 circa di domenica 11 marzo quando il vigile urbano intervenne in difesa di un avventore del bar che era finito nel mirino dei due giovani fratelli: per tutta risposta, nonostante si fosse qualificato come agenti di polizia municipale, i due aggredirono selvaggiamente anche Domenico Pironti: «Questo lo conosco - avrebbe detto uno di loro - è un vigile, lo dobbiamo lasciare a terra, lo dobbiamo uccidere». E così in più riprese si sono avventati su di lui colpendolo violentemente prima con calci e pugni e poi utilizzando anche sedie e sgabelli prelevati all’interno del bar (e causando all’Albachiara anche danni per alcune centinaia di euro). Tutto ripreso dalle telecamere a circuito chiuso del locale. All’arrivo della polizia i due aggressori erano già scappati, ma nel giro di poche ore è stato possibile risalire all’identità degli aggressori, tanto che da una prima perquisizione a casa di Danilo Volzone furono trovati una maglietta ed un jeans sporchi di sangue: vestiti che erano stati già messi in lavatrice per far sparire le tracce. Per il primo, il fratello minore, l’arresto è scattato inizialmente per l’aggravamento delle misure di sorveglianza speciale alle quali era già sottoposto per alcuni gravi atti di violenza urbana di cui si era reso protagonista nei mesi precedenti: era sottoposto all’obbligo di dimora ed entro le venti di ogni sera doveva tornare a casa, e visto il suo coinvolgimento nel pestaggio questo beneficio gli è stato revocato “vista l’evidente pericolosità sociale” del soggetto. Questo mentre i provvedimenti giudiziari della questura facevano il loro corso seguendo il normale iter giudiziario (gli arresti non erano potuti scattare subito perché era ormai trascorsa la flagranza di reato): ieri mattina le richieste di rinvio a giudizio del piemme Aquilina Piciocchi sono state firmate dal gip di Avellino Paolo Cassano e gli uomini di Trabunella ha avuto via libera. Le ordinanze di custodia sono per lesioni gravissime: una è stata eseguita a casa di Angelo Volzone e l’altra è stata notificata in carcere al fratello Danilo. Dalle indagini è emersa anche la presenza di un terzo amico dei due arrestati: un giovane che però è risultato estraneo all’aggressione, anzi, quando ha capito che i fratelli stavano esagerando li ha lasciati e si è allontanato. E per questa sua scelta è stato anche successivamente raggiunto dai due e malmenato. A questo punto sarà difficile per i due fratelli negare le proprie responsabilità: ad incastrarli ci sono le immagini delle telecamere a circuito chiuso, i vestiti sporchi di sangue e le testimonianze degli altri avventori del locale. Il quadro è completo e si può quindi archiviare, in attesa degli sviluppi processuali del caso, l’ultimo episodio di violenza che si è verificato in città: un susseguirsi di risse e pestaggi al quale le forze dell’ordine stanno ora dando un chiaro segnale di stop. Non rimarranno più impuniti i giovani violenti e problemi concreti e immediati li subiranno anche i locali notturni e i bar che in modo o nell’altro continuano a dare asilo a questo genere di clienti: ne è un esempio il sequestro amministrativo di dieci giorni deciso dal questore Vittorio Rochira per l’Albachiara Café, che potrà riaprire i battenti solo il 23 marzo. Una nuova strategia, questa della polizia amministrativa, che intende affiancare all’opera di repressione della squadra mobile anche un’altrettanto importante opera di prevenzione. Una strategia che si può dimostrare vincente anche sul fronte degli inquietanti segnali che arrivano dalla criminalità organizzata, che proprio sulle giovani leve dei ragazzi più disagiati punta per affermare in città una nuova stagione della camorra avellinese.
Fonte:
Ottopagine.it
«Non lasciamo la città in mano a pochi balordi»
ALDO BALESTRA Quarantasette anni l’altro giorno. In un letto d’ospedale, a Benevento. Con le ossa che fanno male, punti dappertutto, il naso e lo zigomo rotti e la certezza di dover andare sotto i ferri. «Ma sono vivo. Quando ti ritrovi in queste condizioni pensi al peggio. Io quella sera potevo morire. E invece no, grazie a Dio. Fino a ieri non riuscivo ad aprire gli occhi. Ora posso farlo, e vedere mia moglie e i miei figli, i parenti e i colleghi, gli amici. Sa, è come rinascere». Domenico Pironti, vigile urbano di Avellino pestato a sangue da un gruppetto di ragazzi nel bar Albachiara, in pieno centro cittadino, riscopre ora dopo ora il gusto della vita. Anche assaporare una fettina di torta per il compleanno («che bella sorpresa mi hanno fatto il comandante e i colleghi», sottolinea), e ricacciare giù il dolciastro del sangue per le ferite profonde alla bocca, equivale ad una dose di ottimismo. Come va? «Molto meglio. Ho superato la fase critica, il cortisone ha fatto effetto, ho recuperato molto. Giovedì mi opererò. Vedo la luce in fondo al tunnel». Ricorda? «E come potrei dimenticare? Non ho proprio tutto nitido, ma mi rivedo in quel bar, dove ero entrato per la terza volta in vita mia. Era sera, e io fermo vicino ad un giochino elettronico. Entrano tre ragazzi. Furie. Ha presente le scene delle risse in saloon, nei film western? Iniziano a spaccare tutto, a prendere bottiglie e lanciarle nei vetri. Un fracasso. Le grida del barista e della ragazza che era dietro al bancone, le botte al giovane che riesce a divincolarsi. Il terrore della ragazza non lo dimenticherò mai». E lei? «Ho realizzato immediatamente che era una situazione di grosso pericolo. C’erano altre persone nel bar, nessuna s’è mosso. Ho detto a quei ragazzi di calmarsi, di smetterla, che presto sarebbero arrivati i carabinieri, ho consigliato loro di uscire fuori dal locale. E mi sono qualificato». È stato peggio? «Mi hanno detto, più o meno: sei un vigile? Allora non ti alzerai più da terra. Hanno cominciato a picchiarmi in maniera violentissima, spropositata, ingiustificata. La successione di quegli attimi è stata terribile, in parte confusa, le botte sono state tante. I colleghi della Polizia che hanno visto il filmino hanno detto: Domè, è un miracolo che sei vivo. Lo penso anch’io. Quelli erano violenti, hanno usato tutto quello che avevano a tiro, mi hanno detto che avevano anche un pugno di ferro. Ho cercato di attutire i colpi, ma le botte erano fortissime, e in punti vitali. Non avevo la pistola, e meno male, forse avrei passato un guaio maggiore. I colpi non finivano più, tutto mi girava intorno. Ho pensato: adesso muoio». Perchè l’ha fatto? «Me lo chiede lei, me l’ha chiesto mezzora fa Ottavio di Telenostra, i parenti, i colleghi. Molti me lo chiedono, ed è normale. Mi dispiace, invece, che qualcuno mi abbia criticato dicendomi: volevi fare l’eroe? Ma quale eroe. Io sono un padre di famiglia e un uomo orgoglioso della sua divisa da vigile urbano, ma senza fanatismi. Quelli erano ragazzini violenti e picchiavano un altro ragazzo, ho avuto la paura degli uomini ed il coraggio che forse credi di non avere. Ma so solo di aver fatto il mio dovere di cittadino e di vigile. Ora permette che le chieda io una cortesia?». Dica. «Scriva che ringrazio tutti per il loro affetto, sono commosso del comandante e dei colleghi, mi ha telefonato pure un mio vecchio insegnante dell’alta Irpinia. So che fra un po’ finirà, ma è normale. Non mi interessa l’encomio, io vorrei solo che quel che mi è successo serva a far capire due cose. La prima è che non possiamo far sì che la nostra città sia tenuta in scacco da 50-60 teppisti. Non sono un sociologo, ma dico agli avellinesi: non lasciamo che la nostra città sia sopraffatta dalla violenza di pochi. La famiglia, la scuola, le forze dell’ordine, la magistratura: dobbiamo fare in modo che la nostra città non diventi un luogo dove accadono vicende di questo tipo. E se pure accadono bisogna avere la forza di intervenire, denunciare, far fronte comune». Perchè tanto accanimento sui di lei? «Per due motivi. Ritenevano un delitto di lesa maestà che mi fossi intromesso, pensavano di poter fare tutto. E poi: sono un rappresentante delle forze dell’ordine, colpendo me lanciavano un messaggio agli altri vigili, poliziotti, carabinieri. Come a dire: vedete cosa capita a chi interviene?». Noi parliamo e arriva la notizia dell’arresto di uno ragazzo riconosciuto come uno dei suoi aggressori, ma l’arresto non è per le violenze su di lei. «Ci sono le leggi e le incongruenze delle leggi, e ci sono i magistrati che applicano le leggi. Tutto va rispettato. Dico solo che io ero la quinta-sesta persona finito sotto le mani di certe persone che si comportano da animali. A quando il morto? Poi lo piangiamo? Penso anche alla chiusura del bar, e mi dispiace. Mi auguro che ognuno, nel proprio ruolo, faccia di tutto perchè la situazione possa cambiare in meglio». Che desiderio ha? «Tornare a fare il mio lavoro in una città che impari ad amare di più se stessa, i cittadini, i ragazzi e i tutori dell’ordine. Sono un vigile urbano dal 1989, sono di Avellino, ho tre fantastici figli di 22, 19 e 15 anni. Possibile che si debba stare in pena ogni sera che i ragazzi chiedono, come nel loro diritto, di uscire? E se ci fosse stato uno dei miei figli, al posto mio? No, no. Non mi faccia pensare».
Fonte: forum di Comuni.it
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