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Data di pubblicazione: 05 novembre 2004

Monselice. Comandante licenziato, sindaco rinviato a giudizio

Il Gazzettino
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Falso materiale e falso ideologico. Il procuratore aggiunto Dario Curtarello presenta il conto al sindaco di Monselice, Fabio Conte, e al direttore generale del Comune, Giovanni Mogavero, nell'ambito dell'inchiesta sull'allontanamento dell'ex comandante dei vigili urbani. Il magistrato ha già trasmesso il fascicolo al giudice dell'udienza preliminare, Claudio Marassi, con la richiesta del rinvio a giudizio dei due imputati. Conte e Mogavero dovranno comparire davanti al Gup il 2 dicembre.
Quel pomeriggio di cinque anni fa, vista la delicatezza dell'argomento, l'atmosfera in Giunta era nervosa. Al punto che quando si trattò di esprimere la votazione per l'avvio della procedura di licenziamento dell'allora comandante della polizia municipale, Giovanni Daniele Toffanin, ci fu un "fuggi fuggi" generale lungo i corridoi del piano superiore di Palazzo Tortorini. Tanto che una vera e propria votazione, come sostenne nella sua denuncia Toffanin qualche mese dopo il "siluramento" da parte dell'amministrazione Conte, non ci fu neppure. E questo nonostante il verbale, redatto nei giorni successivi dal direttore generale Giovanni Mogavero, riportasse come presenti, e votanti, tutti i componenti della giunta, che si sarebbero espressi all'unanimità per il licenziamento del dirigente. Su quella delibera tanto discussa la Procura della Repubblica ha voluto vederci chiaro. L'inchiesta avrebbe permesso di ricostruire i vari passaggi che condussero all'adozione del provvedimento di risoluzione del rapporto di lavoro tra il Comune ed il dirigente del Quinto Settore. Davanti al consigliere Curtarello sono già sfilati alcuni degli amministratori che quel giorno presero parte alla riunione di giunta: dall'allora vicesindaco Virio Gemignani al segretario comunale, nonchè direttore generale, Giovanni Mogavero, fino agli assessori Stefano Peraro, Bruno Palatini, Luca Bertazzo, Loris Rossato e Riccardo Ghidotti. La vicenda risale ai primi giorni di settembre del 1999, un paio di mesi dopo l'insediamento della giunta di centrodestra guidata dal sindaco Fabio Conte. La seduta di giunta in questione fu abbastanza movimentata, al punto che ad un tratto gli unici a rimanere intorno al tavolo, oltre al segretario, furono gli assessori Bertazzo e Ghidotti. Una vera e propria votazione, insomma, non ci sarebbe stata.
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