martedì, 3 giugno 2025
spinner
Data di pubblicazione: 22 giugno 2004

Venezia. Vigili utilizzati come ... autisti

Il Gazzettino
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Vigili urbani utilizzati come autisti e "spaventapasseri" dagli ispettori di Vesta a caccia di autobus turistici a cui far pagare il ticket Ztl. E gli stessi ispettori di Vesta (società privata, anche se di proprietà del Comune) che presentano rapporto al comandante della polizia municipale se ritengono che gli agenti non abbiano svolto il loro dovere. Accade anche questo tra il Tronchetto e Mestre, dove ogni giorno arrivano decine e decine di torpedoni carichi di turisti, il più delle volte ignari di dover pagare un obolo per scaricare i foresti in centro storico. E i vigili non ce la fanno più: alcuni di loro - circa venti - hanno scritto al comandante Francesco Vergine manifestando tutta la loro insoddisfazione. Parlano di servizio «pessimo» reso alla cittadinanza e invitano l'amministrazione comunale a ripensare il proprio operato «perché quello che oggi dà non viene digerito dalla popolazione». Lo scontento nasce da una situazione che, in alcuni casi, ha creato ben più di un semplice disagio tra gli agenti. Come si sa, Vesta è stata incaricata dal Comune di riscuotere ai check point di ingresso in città i ticket Ztl con cui, ogni anno, viene alleggerito il costo dello smaltimento e della raccolta rifiuti a carico dei residenti. Una partita di giro che scarica sui foresti parte di costi di igiene urbana. Ogni giorno quattro ispettori di Vesta entrano in servizio al Tronchetto e in terraferma a caccia degli autobus che non hanno pagato. Per questa operazione, però, Vesta non si serve di mezzi propri, ma di due auto della polizia municipale impiegate dalle 7 alle 19 ogni santo giorno. E a bordo di queste auto ci sono 4 vigili (due per ciascuno dei due turni), i quali devono correre a destra e a manca per far rispettare la norma che prevede il pagamento del ticket, ogniqualvolta si scopre che un pullman non ha versato l'obolo. Spesso questa quotidiana rincorsa si trasforma in una vera e propria caccia, che sconfina anche nelle aree private degli alberghi o nelle zone della terraferma dove non c'è alcun segnale che informi gli autisti dei bus sull'obbligo del ticket. Così è successo che qualche vigile abbia fatto notare agli inflessibili ispettori di Vesta che non sempre si può multare i pullman, specialmente se gli autisti non sanno del ticket perché nessun segnale glielo dice. Alcuni agenti, quindi, hanno finito per sentirsi sminuiti per questo ruolo di autisti "spaventapasseri" (la loro presenza al fianco dell'ispettore di Vesta dovrebbe infatti costringere chi guida i bus a pagare subito) e hanno protestato perché si sentono distolti dai loro compiti istituzionali, senza contare il disagio nel sentirsi sottoposti ai giudizi dei dipendenti di una società come Vesta. Il tutto è diventato anche materia di un'interrogazione in Comune fatta da Luca Rizzi (Forza Italia), che ha denunciato l'utilizzo della forza pubblica a beneficio di una società privata. Ma non è finita, perché qualche mese fa si sono creati due casi emblematici. Nel primo, il comandante Francesco Vergine ha ammonito con lettera scritta un agente dopo che l'ispettore di Vesta aveva segnalato la scarsa collaborazione del vigile stesso durante un'operazione di "caccia al ticket". L'agente è stato accusato di non essere intervenuto a multare un bus senza permesso Ztl e di essere rimasto seduto nell'auto di servizio, senza intervenire. Il comandante ha rilevato come il vigile, con il suo comportamento, abbia danneggiato l'immagine del Corpo nei riguardi di una società esterna al Comune. Un secondo episodio, invece, è diventato materia per un contenzioso legale. Un vigile dal Tronchetto, a bordo di un'auto della Polizia municipale assieme a un operatore Vesta, era stato chiamato da un ispettore di Vesta per multare un pullman senza permesso parcheggiato a Mestre. Recatosi sul posto, non solo non aveva trovato il pullman, ma nemmeno l'ispettore che aveva effettuato la chiamata. C'era, invece, l'auto dell'ispettore medesimo, parcheggiata in divieto di sosta. E il vigile, nel pieno del suo dovere, l'aveva multata e se ne era andato. Tornato alla sua macchina, l'ispettore aveva reagito duramente, aveva telefonato al collega in auto con il vigile e aveva chiesto spiegazioni, segnalando al comandante della Polizia municipale, il comportamento secondo lui poco ortodosso dell'agente, al quale è arrivata una reprimenda solo per avere svolto uno dei suoi compiti, quello di elevare contravvenzioni. Il legale difensore del vigile, nella memoria, ha sottolineato come per farsi levare una multa non si debba ricorrere a certe "scorciatoie".
Articoli simili