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Data di pubblicazione: 29 aprile 2004

Vigile patteggia sei mesi per l'uccisione del collega

Il Giornale di Vicenza
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Un colpo di pistola che la mattina del 18 ottobre 2002 sconvolse la vita di tante persone. Un proiettile partito accidentalmente dall’arma di servizio di Arsenio Sinico che stroncò il collega Luciano Zilio, 46 anni. L’unica colpa della povera vittima quella di essere vicina e di sistemarsi la divisa prima di uscire in servizio per il turno al mercato. Per quel colpo di pistola calibro 9 ieri mattina Arsenio Sinico, 45 anni, Montecchio Maggiore, via Salita Fontana 17, ha patteggiato 6 mesi di reclusione per omicidio colposo. I suoi legali Giovanni Manfredini e Marco Dal Ben avevano preannunciato al pm Monica Mazza la volontà del loro assistito di scendere a patti. La pena è stata sospesa. Poiché nei giorni scorsi alla famiglia di Zilio, assistita dall’avvocato Daniele Accebbi, ed a Orazio Zilio le assicurazioni avevano liquidato una ingente somma a parziale risarcimento del gravissimo danno patito, non hanno sollevato questioni sulla congruità della pena. Il giudice Massimo Gerace perciò ha ratificato l’accordo tra le parti. Si chiude perciò sul piano penale una ferita che per la famiglia Zilio e per lo stesso Sinico non potrà mai più rimarginarsi. La banale disattenzione che costò la vita a Zilio avvenne nello spogliatio della polizia municipale di Montecchio Maggiore in via San Bernardino. L’antefatto della disgrazia fu una rapina avvenuta alla Carige il giorno prima a Vicenza. I banditi fuggirono su una vettura della polizia municipale e venne dato l’allarme a tutte le auto delle forze dell’ordine quel pomeriggio in circuito. Tra le pattuglie c’era anche quella composta da Sinico che mise il colpo in canna nella sua Tanfoglio. Ma se lo dimenticò e l’indomani mattina, dovendo indossare il cinturone, tolse l’arma dalla fondina per inserirla in un’altra. Quel semplice movimento fu fatale. Per una maledetta fatalità Sinico maneggiando la pistola fece partire il colpo che uccise Zilio. «Perché hai sparato, Arsenio?», furono le ultime parole pronunciate dal moribondo Zilio mentre veniva immediatamente soccorso dai colleghi che lo accompagnavano con un’auto di servizio all’ospedale di Arzignano. I medici però si resero subito conto che non c’erano possibilità di salvezza. Arsenio Sinico, persona specchiata, nell’immediatezza del tragico evento disse che avrebbe preferito morire lui. Per quello che ha fatto non ha mai saputo darsi pace. Sinico una volta rientrato al lavoro fu destinato ad altro incarico. L’inchiesta del pm Mazza ha accertato quello che era stato fin troppo chiaro dal primo momento. Si era trattato di una sciagurata fatalità perché il vigile aveva «maneggiato in modo imprudente e imperito la pistola d’ordinanza».
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