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Data di pubblicazione: 08 novembre 2014

Dopo 40 anni la Municipale torna a Mogadiscio

Uff. Stampa
Emilia-Romagna
Dopo 40 anni la Municipale torna a Mogadiscio.

Negli anni 50 quando le Nazioni Unite affidarono all'Italia il compito di costituire il nuovo stato somalo mediante un'amministrazione fiduciaria. In precedenza, nel 1941, la Somalia italiana venne occupata dalle truppe dell'impero britannico che già governava la Colonia della Somaliland.
La decisione di affidare questo delicato incarico va ricercato nel fatto che la presenza italiana fu molto consistente durante il periodo coloniale ed aveva molto influenzato le dinamiche di quelle aree e quindi l'azione risultava più facile rispetto all'intervento di altre nazioni.
Sotto il profilo della nostra influenza, basti pensare che il nuovo stato somalo, dal 1950 al 1954, adottò la bandiera italiana e l'Inno di Mameli!
Nei primi anni 80 il vice-comandante di Torino, Guglielmo della Corte, si recò a Mogadiscio per un progetto di formazione dei vigili urbani somali.
Dopo 40 anni il Commissario Superiore Roberto Faccani, comandante della P.M. dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, ha riportato la presenza della Municipale a Mogadiscio finalizzata a costituire un gruppo di vigili urbani (si chiamano proprio così), dipendenti della Municipalità di Mogadiscio, addetti ai primi interventi per viabilità di emergenza (ancora molti sono gli attentati che si verificano in città), infortunistica stradale, antincendio cittadino, soccorso sanitario, protezione civile e recupero salme in acqua.
L'intervento rientra nell'ambito del mandato di EUTM (European Unione Training Mission), legato alla formazione delle nuove forze di sicurezza somale.
Ovviamente il contesto è molto diverso rispetto agli anni 80.
Oggi la capitale somala, totalmente abbandonata, come il resto del paese, da 20 anni da parte della comunità internazionale, conta quasi tre milioni di abitanti (comunque non esiste un censimento), ha quasi 600.000 profughi, ha infrastrutture e abitazioni ampiamente distrutte e ogni giorno è teatro di sparatorie, uccisioni, attentati, lotte tra clan per la spartizione del potere e quindi ciò rende fragile quel poco di pace che ha raggiunto la città, come rende molto difficili le missioni di aiuto e ricostruzione dei sistemi governativi e del tessuto sociale.
Contro la normalizzazione gioca a sfavore l'infiltrazione fondamentalista islamica anche se combattuta con vigore dalle truppe di AMISOM (Unione Africana); è recentissimo il ritrovamento nel porto di Mogadiscio di un container pieno di cinture di esplosivo pronte all'uso!
Per ben rendere l'idea di come è ridotta Mogadiscio, è sufficiente rivedere il noto film "Black Hawck Down": le immagini dei luoghi, delle strade e delle distruzioni restano le medesime. Migliaia e migliaia di persone vivono ancora tra le macerie degli edifici distrutti.

Commenta Faccani: "
Ho accettato di buon grado questa iniziativa avendone già vissute analoghe in Albania, Afghanistan e Libano da una decina di anni a questa parte. I nostri colleghi di Mogadiscio hanno bisogno di sostegno, non hanno praticamente nulla se non la buona volontà di fare qualcosa per la propria gente. L'Italia ha abbandonato la Somalia, come tutte le truppe ONU, nel maggio del 1993 dopo aver perso diversi soldati in combattimento, agguati e azioni di cecchini, ma qui il legame con la nostra nazione è ancora molto forte. Ci sono ancora piccole scuole di italiano e la vecchia generazione parla ancora la nostra lingua.
Uno dei capi più anziani mia ha detto: "Quella che porti al braccio è la mia bandiera, me ne hanno dato un'altra ma quella rimane nel mio cuore".
Che siamo ben accettati lo si vede anche quando la gente saluta i nostri mezzi che mostrano il tricolore."
A Mogadiscio pochi i soldati italiani che operano nel contesto europeo; l'Unità si chiama IT-NSE ed è al comando di uno dei più validi ufficiali dell'Esercito, il Colonnello paracadutista Bernardo Mencaraglia, un veterano di vari teatri operativi, tra cui proprio la Somalia nel 1992.
A capo della Missione EUTM un altro esperto ufficiale, il Generale paracadutista Massimo Mingiardi, già Comandante della Folgore e anche lui veterano di Mogadiscio e di altre aree.
Dopo la cerimonia di consegna ufficiale degli aiuti ed il ringraziamento per la prima formazione a quello sparuto gruppo di vigili chiamato ad affrontare sfide a noi difficilmente immaginabili, è giunto il momento del commiato ed è stato veramente complicato sottrarsi pian piano ai loro sguardi, con gli occhi pieni di lacrime e di gioia, anche se poi, in definitiva, è stato fatto ben poco per loro.
Ma comunque è stata fatta la promessa del ritorno.


Roberto Faccani


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