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Data di pubblicazione: 13 agosto 2008

Prostituta fotografata: Schifani vuole chiarezza

Repubblica
Emilia-Romagna
Due interrogazioni, una al ministro dell'Interno Roberto Maroni e una all'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna. La richiesta di chiarimenti del presidente del Senato Renato Schifani al prefetto di Parma. Centinaia di messaggi di lettori che s'interrogano sul rispetto della dignità e dei diritti umani, ma nessuna inchiesta interna al comando della Polizia municipale perché, a detta dell'assessore alla Sicurezza Costantino Monteverdi, non c'è stata alcuna violazione, ma solo "un tentativo di scoop".

La foto di una giovane lucciola nigeriana, accasciata sul pavimento di una cella di sicurezza del comando dei vigili urbani di Parma, semi-nuda e con il corpo coperto di polvere, ha sollevato un fiume di polemiche. Sull'utilità delle ordinanze firmate dai sindaci del nord dopo la Carta di Parma e il decreto Maroni, sull'utilità delle retate per fermare la prostituzione, ma anche sul trattamento delle "lucciole", vittime del racket e terrorizzate dalla perdita dell'incasso di una notte.

Il Presidente del Senato, Renato Schifani, in merito alla giovane extracomunitaria fermata nei giorni scorsi dalla Polizia Municipale di Parma e fotografata all'interno di una cella "in condizioni di estremo abbandono", ha chiesto chiarimenti sull'episodio al Prefetto della città emiliana. ''La drammatica foto pubblicata - si legge in una nota di Palazzo Madama - rischia infatti di trasmettere una immagine del nostro Paese diversa da quella che è in realtà e di quanto si sta facendo a tutela dell'ordine pubblico, ma nel rispetto dei diritti inviolabili della persona. Chi intende adottare il criterio della tolleranza zero è tenuto a farlo non sottraendosi mai alla tutela della dignità della persona e della sua privacy. Pertanto il presidente del Senato auspica che venga fatta al più presto opportuna e doverosa chiarezza sull'intero accaduto".


Chiarezza, però, secondo l'assessore Monteverdi non è necessaria perché, a suo dire, l'unica verità da spiegare è che "c'è stato un tentativo di scoop". Subito dopo, però, racconta la notte "di ordinari controlli" e difende l'operato dei suoi uomini, che hanno dimostrato "come sempre grande umanità". La ragazza, infatti, sarebbe stata lasciata in quella cella a dormire per terra "solo per un'ora", "il tempo che si calmasse" e liberata l'indomani dopo che "i vigili gli hanno offerto la colazione" e hanno recuperato dal ciglio della via Emilia Ovest i suoi abiti (
l'intervista integrale).

Ma Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari della polizia di Stato dice: "A Parma la polizia municipale in questo tipo di operazione non ha coinvolto la Questura, perché le extracomunitarie devono essere accompagnate negli uffici della polizia di Stato in cui vi sono le attrezzature e gli archivi che permettono di identificare un soggetto che può stare legalmente in Italia, oppure no. I vigili urbani, forse - aggiunge Letizia - volevano fare un fermo di identificazione, ma non hanno gli strumenti tipici della polizia scientifica per farlo, perché non hanno gli strumenti. Manca ai vigili urbani quella professionalità e sensibilità tipica delle forze dell'ordine. Il poliziotto quando ha davanti una prostituta sa benissimo che ha di fronte una vittima e come tale procede. Non vorrei che è stata fatta una scelta culturale che li ha portati a pensare che di fronte si solo una prostituta. Non vorrei che fosse successo questo''.

Fonte:
Repubblica

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Arrabbiata, spaventata e infine esausta. Rannicchiata a terra, mezza nuda, con il corpo sporco di polvere sul pavimento di una cella di sicurezza. La ragazza nigeriana fermata durante l'ultima retata anti-prostituzione e fotografata al comando della polizia municipale di Parma dopo che si era lasciata cadere a terra senza più forze, è diventata, suo malgrado, il simbolo di una nuova "caccia alle streghe", cominciata con la carta sulla sicurezza e proseguita con le ordinanze (applicate o solo annunciate) dei sindaci-sceriffo.

"Che cosa ha fatto di male quella donna per essere messa in una cella?", si chiede indignato un lettore. La risposta, provocatoria, arriva da
Carla Corso, leader storica delle prostitute: "E' una indesiderata, un'emarginata, una donna che forse è vittima di una tratta e che cerca di vivere o sopravvivere con il proprio corpo. E questo, in una Italia sempre più intollerante, è diventata una colpa". La lista dei divieti si allunga di giorno in giorno: vietato chiedere l'elemosina, lavare i vetri, rovistare nei cassonetti. "Essere poveri sta diventando un crimine e in questa fascia di nuovi perseguitati i più deboli sono gli immigrati e le donne. Ci sono troppe lucciole che sono schiave e si vendono sui marciapiedi perché minacciate da chi le ha fatte arrivare in Italia". "Le retate anti-prostituzione – continua – servono solo a fare impazzire le lucciole che scappano da una città all'altra o da un quartiere all'altro in cerca di un clima più tollerante. La ragazza fotografata chiederà mai aiuto a chi l'ha trattenuta in quella cella? Si fiderà mai delle forze dell'ordine? Anche se è vittima della tratta non glielo dirà e se, insieme alle sue colleghe, sarà cacciata in un cono d'ombra ancora maggiore, ad esempio se sarà costretta a prostituirsi in un appartamento, non incontrerà neppure volontari in grado di spiegargli che può entrare in un percorso di protezione. I sindaci-sceriffo stanno cavalcando il tema della prostituzione ottenendo come unico effetto quello di criminalizzare chi avrebbe bisogno di protezione".


"Trovo vergognoso – continua Corso, riferendosi alla foto – quel corpo abbandonato a terra in un comando di polizia municipale. Trovo vergognoso che i nostri poliziotti, carabinieri e vigili urbani controllino gli immigrati senza informarli dei loro diritti e che si scambi la prostituzione per un problema di sicurezza". Informare chi è vittima senza criminalizzarlo, è questo quanto il sindacato delle prostitute e le organizzazioni che scendono quotidianamente in strada per strappare le lucciole ai marciapiedi vorrebbero. A Parma come a Verona, a Roma come a Milano.


Marco Bufo, coordinatore dell'associazione nazionale "On the road", che dal 1990 si sta occupando di prostituzione e tratta, si dice preoccupato del nuovo clima italiano: "Siamo scettici nei confronti delle ordinanze dei sindaci nati sulla scia della Carta di Parma e delle retate anti-prostituzione. Le forze dell'ordine dovrebbero essere inviate in strada non a fare multe, ma a capire i meccanismi che soggiacciono a certi fenomeni, dovrebbero essere preparati per leggere i segnali, capire se di fronte hanno donne vittime dello sfruttamento o meno. Sarebbe necessario guardare in faccia la realtà e trovare soluzioni pragmatiche, ad esempio zone in cui la prostituzione possa avvenire alla luce del sole, invece di alimentare o cavalcare politicamente la percezione d'insicurezza dei cittadini".

Un lettore che si firma con il nick
Zavarollo ha una sua soluzione, ovviamente provocatoria (
Nei commenti l'intervento integrale, ndr): "Almeno voi, clienti di Parma, siate onesti. Voi che siete sempre riusciti a eludere, chissà come mai, i controlli della municipale e dei carabinieri, unitevi per aiutare le donne che stuprate. Comprategli un appartamento collettivo. Così almeno il sindaco sarà contento. Sotto il tappeto della malavita la polvere del degrado non si muove. E Parma risplenderà più che mai".

L'assessore alla Sicurezza
Costantino Monteverdi, dopo le polemiche, assicura che non c'è stata alcuna violenza: "Tutto si è svolto secondo le procedure". La donna sarebbe stata rinchiusa nella camera di sicurezza, che ha le pareti in gomma, per evitare che si facesse del male. Il mattino è stata rilasciata insieme alle altre donne controllate.

Articolo e Foto tratti da
Repubblica

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