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Data di pubblicazione: 22 aprile 2005

Padova. Biglie contro i vigili, il giallo della tangenziale

Il Gazzettino
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Lo hanno battezzato "biglia-bomber". Ha colpito tre volte, a marzo. Sempre sulla tangenziale est di Padova, nei pressi del trafficatissimo casello autostradale della "Serenissima". Luogo dell'agguato la base di un cavalcavia che scavalca il corso principale della zona industriale cittadina. Lì solitamente si posizionano le pattuglie della polizia municipale armate di telelaser. Fanno strage di automobilisti che pigiano sull'acceleratore in barba al limite di velocità. E sono proprio i vigili urbani il bersaglio del "serial killer". Contro gli agenti ha sparato biglie di acciaio cromato. Palle da nove millimetri di diametro. Una ha sfondato il parabrezza dell'auto di servizio finendo nell'abitacolo, da dove è stata ripescata. La seconda è rimbalzata senza danni sul giubbotto di un vigile. La terza ha provocato una seria ferita lacero contusa al collo di un agente. Un centimetro più in là e avrebbe anche potuto avere conseguenze fatali. Il metal detector l'ha fatta recuperare ai piedi di una siepe.
Ieri mattina, alle dieci, per ordine del sostituto procuratore Paolo Fietta, è stato effettuato un sopralluogo. Il cavalcavia è stato bloccato e Enio Orpini, un veterano armaiolo di Maserà, consulente tecnico nominato dal pubblico ministero, ha eseguito una serie di rilievi, cercando di ricostruire le traiettorie dei "proiettili".
Un salto indietro. Il parabrezza sfondato dell'auto della pattuglia, all'inizio di marzo, era passato in sordina. Neppure la Procura era stata informata dell'episodio, né del recupero della biglia d'acciaio nell'abitacolo della vettura. L'ufficio del pubblico ministero non era a conoscenza neppure dell'"oggetto contundente" che aveva colpito un vigile sul giubbotto. Ma giovedì 31 marzo, quando un agente è stato centrato al collo, a mezzo centimetro dalla giugulare, a palazzo di giustizia si è messa in moto la macchina investigativa. I sospetti si sono concentrati su una Golf di colore blu ripresa sulla corsia opposta della tangenziale dall'occhio elettronico del telelaser qualche frazione di secondo dopo il ferimento del vigile. Queste le ipotesi. Primo: biglie d'acciaio di quelle dimensioni non possono essere state lanciate con armi ad aria compressa. Secondo: questo tipo di armi al massimo riesce a sopportare "proiettili" di quattro millimetri e mezzo di grossezza. Terzo: la potenza del lancio non è compatibile con arnesi a corda, manuali o meccanici, come fionde o balestre. Quarto: le biglie non presentano a prima vista striature (come le ogive delle pallottole), il che significa che l'arma impiegata è a canna liscia. Quinto: la propulsione al proiettile deve essere stata affidata ad una modesta carica di polvere da sparo. Sesto: l'esplosione, camuffata nel rumore del traffico intenso, può essere confusa dai testimoni con lo schiocco secco di un'arma ad aria compressa. Settimo: l'arma utilizzata è sicuramente di fabbricazione artigianale ed è dotata di una discreta precisione. Ottavo: le biglie hanno "viaggiato" ad una velocità compresa tra 50 e 60 metri al secondo e hanno centrato il bersaglio a oltre duecento chilometri orari. Nono: l'attentatore doveva trovarsi una distanza di una decina di metri, probabilmente sull'opposta corsia di marcia. Decimo: gli agguati tradiscono la medesima mano.
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