Data di pubblicazione:
05 gennaio 2005
Catania. Vigile e ausiliario assolti dall'accusa di rapina
Fonte:
La Sicilia
Regione:
Sardegna
Assolti dall'imputazione di rapina aggravata «per non aver commesso il fatto», ma atti trasmessi alla Procura per procedere per il reato di omissione di atti d'ufficio. È andata bene all'ispettore dei vigili urbani, Vito Ferlito e all'ausiliario Filippo Rapisarda, imputati ieri mattina davanti ai giudici della quarta sezione penale del tribunale per il reato di rapina aggravata in concorso. I due dopo aver trascorso due notti nel carcere di Piazza Lanza, hanno tirato un bel sospiro di sollievo considerato che il pubblico ministero Alessia Minicò, aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione ciascuno (con il rito abbreviato).
I fatti si riferiscono a domenica scorsa, quando Ferlito e Rapisarda sollecitati - stando a quanto riferito in aula - dalla lamentela di una signora che portava a spasso il figlio con il passeggino. La signora si lamentava per i marciapiedi di via Etnea occupati dalle bancarelle abusive. Così, pur non essendo assegnati a questo genere di servizio (ma con la facoltà di effetuarlo) l'ispettore ha deciso di far sgomberare un po' i marciapiedi dagli ambulanti. L'«operazione» ha preso il via davanti alla pasticceria Savia e via via verso piazza Duomo è stato un fuggi-fuggi generale. Giunti all'altezza della Rinascente, intorno alle 17.40, uno degli abusivi, un venditore bengalese, alla vista delle divise, se l'è data a gambe con la mercanzia, ma nella fuga un paio di berretti, sciarpe, otto cd, qualche collanina, sono finiti sul marciapiedi. L'ispettore e l'ausiliario hanno caricato tutto sulla macchina di servizio, senza redarre alcun verbale di sequestro (ma la difesa ha sostenuto che non si può parlare di merce sequestrata bensì di merce "rinvenuta" in quanto era stata recuperata da terra). Di qui le vibrate proteste di un acquirente del bengalese che, ha fatto intervenire i poliziotti di una volante di passaggio sostenendo che l'operato del vigile e del suo collaboratore fosse da considerare «una forma di rapina». I poliziotti hanno portato questura di Ferlito e Rapisardi che, in seguito alla denuncia del cittadino-compratore, sono stati arrestati con l'accusa di rapina aggravata.
Il tribunale, però, presieduto da Carolina Tafuri (a latere Caserta e Cavallaro) ha accolto le tesi difensive, rappresentate per Ferlito dagli avvocati Sergio Consoli ed Antonio Cannavaro e, per Rapisardi, dagli avvocati Maurizio Abbascià e Daniele Cimino. Soddisfazione, ovviamente, da parte degli imputati «Ma non finisce qui» ha anticipato l'ispettore Ferlito. Del resto che non finisca qui, lo hanno stabilito gli stessi giudici che hanno sì assolto i due imputati con formula piena, ma hanno deciso la trasmissione degli atti del processo alla Procura perchè indaghi sull'omissione di atti d'ufficio (il "rinvenimento" o il "sequestro" non verbalizzati). Fondamentale per l'esito del procedimento è stata la deposizione del maggiore Pietro Belfiore che ha sostenuto come la verbalizzazione dei sequestri di merce illegale venga spesso non effettuata sul posto ma successivamente al Comando di via Veniero.
«Vivo compiacimento per la positiva soluzione della vicenda, è stato espresso - in una nota stampa - dall'Amministrazione comunale e dal Comando della Polizia Municipale che hanno sottolineato come «in tempi celeri, l'autorità giudiziaria ha chiarito i fatti, assolvendo il personale dalle pesanti accuse».
I fatti si riferiscono a domenica scorsa, quando Ferlito e Rapisarda sollecitati - stando a quanto riferito in aula - dalla lamentela di una signora che portava a spasso il figlio con il passeggino. La signora si lamentava per i marciapiedi di via Etnea occupati dalle bancarelle abusive. Così, pur non essendo assegnati a questo genere di servizio (ma con la facoltà di effetuarlo) l'ispettore ha deciso di far sgomberare un po' i marciapiedi dagli ambulanti. L'«operazione» ha preso il via davanti alla pasticceria Savia e via via verso piazza Duomo è stato un fuggi-fuggi generale. Giunti all'altezza della Rinascente, intorno alle 17.40, uno degli abusivi, un venditore bengalese, alla vista delle divise, se l'è data a gambe con la mercanzia, ma nella fuga un paio di berretti, sciarpe, otto cd, qualche collanina, sono finiti sul marciapiedi. L'ispettore e l'ausiliario hanno caricato tutto sulla macchina di servizio, senza redarre alcun verbale di sequestro (ma la difesa ha sostenuto che non si può parlare di merce sequestrata bensì di merce "rinvenuta" in quanto era stata recuperata da terra). Di qui le vibrate proteste di un acquirente del bengalese che, ha fatto intervenire i poliziotti di una volante di passaggio sostenendo che l'operato del vigile e del suo collaboratore fosse da considerare «una forma di rapina». I poliziotti hanno portato questura di Ferlito e Rapisardi che, in seguito alla denuncia del cittadino-compratore, sono stati arrestati con l'accusa di rapina aggravata.
Il tribunale, però, presieduto da Carolina Tafuri (a latere Caserta e Cavallaro) ha accolto le tesi difensive, rappresentate per Ferlito dagli avvocati Sergio Consoli ed Antonio Cannavaro e, per Rapisardi, dagli avvocati Maurizio Abbascià e Daniele Cimino. Soddisfazione, ovviamente, da parte degli imputati «Ma non finisce qui» ha anticipato l'ispettore Ferlito. Del resto che non finisca qui, lo hanno stabilito gli stessi giudici che hanno sì assolto i due imputati con formula piena, ma hanno deciso la trasmissione degli atti del processo alla Procura perchè indaghi sull'omissione di atti d'ufficio (il "rinvenimento" o il "sequestro" non verbalizzati). Fondamentale per l'esito del procedimento è stata la deposizione del maggiore Pietro Belfiore che ha sostenuto come la verbalizzazione dei sequestri di merce illegale venga spesso non effettuata sul posto ma successivamente al Comando di via Veniero.
«Vivo compiacimento per la positiva soluzione della vicenda, è stato espresso - in una nota stampa - dall'Amministrazione comunale e dal Comando della Polizia Municipale che hanno sottolineato come «in tempi celeri, l'autorità giudiziaria ha chiarito i fatti, assolvendo il personale dalle pesanti accuse».
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