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Data di pubblicazione: 22 dicembre 2004

Perugia. Violenza su baby-prostituta, vigile a giudizio

Il Messaggero
Trentino-Alto Adige/Südtirol
Una richiesta di aiuto inascoltata e un'accusa di violenza sessuale aggravata. Si potrebbe riassumere così la vicenda che vede protagonisti un poliziotto della municipale del Comune di Perugia, una tenutaria di una casa d'appuntamenti e una giovanissima ragazza polacca, vittima dello sfruttamento sessuale dei primi due.
Davanti al giudice per le indagini preliminari Nicla Restivo, sono comparsi la maitresse (che prima era un uomo), difesa dagli avvocati Luca Maori e Donatella Donati e il vigile urbano, difeso dai legali Nicola Di Mario e Massimo Lipparini, per rispondere delle accuse di violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione, minacce e lesioni. I due hanno scelto vie diverse. La donna ha patteggiato la pena: 1 anno, 2 mesi e 15 giorni di reclusione e il pagamento di un risarcimento di 35 euro alla ragazza, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Gianni Levati. Il vigile ha scelto il dibattimento e dovrà comparire di fronte al collegio giudicante.
Secondo le indagini della Procura, la giovane ragazza polacca (all'epoca dei fatti minorenne), era stata contattata dalla maitresse, la quale le aveva promesso un lavoro come aiuto estetista. Ma poi si era ritrovata a dover accogliere clienti in un appartamento per ben altre prestazioni. Aveva anche provato a ribellarsi, ma erano giunte le minacce e le percosse.
Uno spiraglio di luce era arrivato con un cliente, il poliziotto municipale. Ma la richiesta di aiuto verso quell'uomo era rimasta lettera morta. Anzi, secondo le ipotesi degli investigatori, l'agente avrebbe approfittato della giovane. Solo una provvidenziale fuga e la richiesta d'aiuto alla polizia ha salvato la giovane straniera. Dalle indagini, infine, è emersa la responsabilità della donna, che ha deciso di patteggiare la pena, mentre per il vigile la verità giudiziaria resta tutta da appurare in aula.
Maltrattamenti, violenze fisiche e morali è anche il contorno di una vicenda giudiziaria tra marito e moglie, scritta in 17 capi d'imputazione a carico dell'uomo: tra questi anche la violenza sessuale. Davanti al giudice sono comparsi due ex-coniugi, difesi dagli avvocati Maria Rita Tiburzi e Fabrizio Masci. Il marito è l'imputato e deve rispondere delle accuse di ingiurie, minacce, percosse, lesioni e violenza sessuale, nei confronti della moglie, costituitasi parte civile. Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati vari ufficiali di polizia giudiziaria che, nel tempo, hanno raccolto le innumerevoli querele sporte dalla donna e una lunga serie di amici e colleghi di lavoro della stessa. Il processo è stato aggiornato per l'escussione di ulteriori testimoni ed eventuali perizie.
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