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Data di pubblicazione: 17 novembre 2004

Roma. Festini a base di coca: sospetti su giornalisti e vip

Il Messaggero
Lazio
«Se quello vuota il sacco, qui finiscono male in tanti». Nei corridoi della Rai a Saxa Rubra, ieri pomeriggio, non si parlava d’altro. La notizia dell’arresto per droga di Salvatore Stapane, 54 anni, uno dei cineoperatori del Tg Lazio, ha scosso l’ambiente con la forza di una bomba. Non tanto o non solo per i possibili risvolti penali della vicenda, ma perché il tecnico sarebbe al centro di un giro che sotto il profilo dell’immagine potrebbe travolgere e distruggere chiunque: sesso e cocaina, festini con le studentesse della facoltà di Scienza della Comunicazione, il miraggio della tv usato come specchietto per le allodole, vip, giornalisti e uomini dello spettacolo in prima fila durante le notti “brave”.
A Saxa Rubra, ora, c’è gente che trema. L’operazione che ha portato all’arresto di Stapane e del figlio Andrea, 33 anni, avuto dalla prima moglie, è stata condotta dai vigili urbani dell’VIII Gruppo, al comando del colonnello Antonio Di Maggio. L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Carlo Lasperanza, era in corso da un mese. Stapane, da circa quindici anni al Tgr Lazio, la testata regionale di Rai Tre, è stato prelevato in casa al Nuovo Salario ieri all’alba e portato a Regina Coeli. Quando sono arrivati gli agenti della Polizia Municipale, ha cercato di buttare dalla finestra diverse dosi di cocaina, poi recuperate.
L’operatore, secondo l’accusa, avrebbe fornito cocaina ai frequentatori di una serie di festini a luci rosse organizzati in abitazioni private del Flaminio, dei Parioli, della Cassia e del Salario. Oltre al figlio, anche lui nel carcere di via della Lungara, sono sotto inchiesta la figlia di Stapane e il marito di lei. Nel registro degli indagati per ora non ci sono né giornalisti, né vip, né uomini dello spettacolo. Ma di nomi questo sì ieri ne sono girati moltissimi, compresi quelli di alcuni grossi calibri della Rai. La Procura sta cercando di capire se nel loro comportamento delle varie persone ci siano stati o meno «fatti penalmente rilevanti». Insomma: si vedrà.
L’inchiesta è partita da una confidenza raccolta un mese fa dai vigili mentre si indagava alla Camilluccia su un caso di “libri alla cocaina” venduti agli studenti. Gli agenti della squadra di polizia giudiziaria dell’VIII Gruppo ieri notte hanno perquisito l’armadio di Stapane nella palazzina dove c’è la sede del Tg Lazio. I colleghi e i giornalisti che lavoravano da anni con il cineoperatore l’avevano sempre giudicato «un facilone». Il tecnico, uno dei cinque della testata, era conosciutissimo. Con la telecamera in spalla, accompagnava i cronisti della testata regionale durante i servizi esterni e quindi il suo volto era noto. «Ci hanno chiamato dalla Regione, dal Comune, dalla Provincia raccontava ieri un collega di Stapane Erano increduli: “Ma è vero quello che dicono di Salvatore?”».
Stapane, sposato attualmente con una cubana, alle prime contestazioni dei vigili avrebbe negato tutto. Quello che gli investigatori stanno cercando di capire è se fosse lui direttamente a fornire la cocaina per le feste o se altre persone smerciassero la droga durante i “party” dopo essersi rifornite dal cineoperatore. I festini erano al centro di tutto ed è sui festini che si stanno concentrando la Procura e la polizia municipale. Secondo le testimonianze, spesso, all’insaputa degli invitati, venivano offerti pasticcini ripieni di sostanze stupefacenti. Una ragazza, una sera, avrebbe anche avuto un malore.
A casa di Stapane e della figlia sono state trovate un paio di agende piene di sigle e di nomi in “codice”. «Tot grammi a questo, ricevuto ics...», e via conteggiando. Molte delle ragazze che partecipavano alle serate sono, appunto, studentesse della facoltà di Scienza di Comunicazione della Sapienza. Ragazze con il sogno di entrare in tv. Durante i festini, stando all’informatore da cui è partita l’inchiesta, giornalisti, vip e uomini dello spettacolo elargivano promesse a piene mani: «Se sei gentile, ti dò una mano: magari un contrattino in Rai...». Poi c’era la droga. Poi, magari, si finiva a letto. Non è un reato, certo. Ma chi c’era, ora, prega che il suo nome non salti mai fuori.
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