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Data di pubblicazione: 12 giugno 2004

Verona. Lesioni al vigile, poliziotta nei guai

L'Arena
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Tutto nacque per un permesso del centro storico scaduto che Ivana Cordone, agente di polizia, non mostrò al vigile. Tutto per un permesso e per un legittimo controllo da parte di un vigile urbano in servizio ad uno degli accessi del centro, al ponte Nuovo, la vigilia di Santa Lucia del 2002. Tra quel controllo e la sentenza con cui la poliziotta l’altro pomeriggio è stata condannata a cinque mesi di reclusione commutati in 5.700 euro di multa ci stanno una denuncia per minacce, resistenza, lesioni e, naturalmente, un processo celebrato davanti al pm Melania Gallo e al giudice Dario Bertezzolo. L’episodio si verificò il 12 dicembre 2002, alle 14.15 e lei chiese di poter entrare per andare al lavoro in Prefettura, mostrò il tesserino e per questo il vigile acconsentì all’ingresso notando però che del permesso si vedeva solo il numero mentre erano coperti scadenza e targa. Prima di lasciarla passare chiese che gli fosse mostrato il permesso e la Cordone rispose che era scaduto e che doveva rinnovarlo. Seguì una nuova richiesta ma lei disse che il vigile non aveva diritto di vederlo e che comunque lei non lo stava usando poichè era in transito e non in sosta. E per la terza volta il vigile chiese di vedere il permesso: «Non faccia così sennò per lei saranno guai grossi» si sentì rispondere. A quel punto il vigile chiamò in centrale dicendo di essere stato minacciato e che aveva bisogno di una pattuglia, l’agente di polizia ingranò la marcia e partì sterzando verso sinistra, dove si era messo il vigile. Quest’ultimo si aggrappò al parabrezza, venne trascinato per alcuni metri e poi cadde a terra. E lei proseguì. Come motiva il magistrato: «In seguito al controllo si scoprì che il permesso era scaduto da tempo, riguardava un’altra vettura ceduta a terzi tempi addietro e non era più rispondente alla situazione della Cordone che da tempo non era più residente in centro storico. circa i controlli è emerso che l’agente della polizia municipale aveva semplicemente chiesto di verificare il permesso e compiva il suo dovere. Nel caso di specie la partenza volontaria impone di ritenere la Cordone responsabile di lesioni volontarie e la presenza nell’auto di un’altra persona che non stava bene non giustifica l’operato dell’agente di polizia. Da un lato la certificazione medica non denuncia uno stato di malessere tanto grave da giustificare la commissione di reati per farvi fronte. D’altro canto», prosegue il giudice, «la consegna del permesso al vigile avrebbe richiesto un tempo breve e minore di quello trascorso nell’effettuare la discussione». E ritenuta la continuazione, e più grave il reato di resistenza per le modalità, l’ha condannata al pagamento di 5.700 euro.
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