Data di pubblicazione:
02 marzo 2004
Alghero. "Mi hanno trasferito perchè ero scomodo"
Fonte:
L'Unione Sarda
Regione:
Puglia
Chiede il risarcimento non solo agli amministratori che, dice, gli resero la vita impossibile ma anche al Comune di Alghero, per una storia di mobbing e di promozioni mancate. Il processo pubblico che vede alla sbarra 22 amministratori di Alghero, sindaco compreso, si apre con la richiesta di danni di Bruno Lullia, all’epoca comandante facente funzioni della polizia municipale di Alghero. Ma è solo uno dei tre filoni di un processo che mette mano a un polverone politico, a fine anni Novanta. Nessuno della giunta Sechi era presente in aula ieri mattina davanti. Una raffica di avvocati ha aspettato che venisse risolta una questione di notifiche per l’ammissione al processo del Comune di Alghero, in qualità di responsabile civile. Poi il presidente Pilo ha dato appuntamento al 6 aprile per entrare nel vivo di un processo per una vicenda che a suo tempo aveva scatenato un putiferio, con gran parte di un consiglio comunale finita nel mirino del magistrato Gianni Caria. Ai giudici il compito di chiarire gli aspetti oscuri della lottizzazione di Monte Ricciu e del Calabona, storie di cambi di destinazione d’uso e di cubature lievitate. Le accuse contestate vanno dall’abuso d’ufficio alla concussione, dal falso in atto pubblico alla diffamazione. Le accuse formulate dal pm Gianni Caria li vedrebbero implicati in affari poco puliti in materia di edilizia privata, fino al giugno del ’98. Oltre all’ex sindaco di Alghero Viva, dovranno presentarsi in tribunale anche gli ex assessori Fulvio Dettori e Antonio Monti oltre a numerosi consiglieri: Gian Carlo Scognamillo, Gavino Scala, Patrizia Lampis, Antonio Raffaele Norio, Luigi Addis, Francesco Calvia, Antonio Carboni, Giovanni Cherchi, Massimiliano Fadda, Giovanni Moro, Giovanni Oliva, Domenico Sanna, Salvatore Scala, Pietro Sechi e Antonio Torre. Insieme a loro erano finiti nel calderone degli indagati anche Pietro Fiori, amministratore del parco di Monte Ricciu, Piero Arru, vicesegretario generale del Comune, Giuseppe Chessa, amministratore di Monte Ricciu e Giovanni Betterelli, comandante della polizia municipale. Due, in particolare, gli episodi che hanno scatenato la bufera giudiziaria: la lottizzazione Calabona e l’agriturismo Monte Ricciu. Nel primo caso a stuzzicare la Procura era stata l’approvazione della delibera in tempi considerati sospetti. Vale a dire quando, tra i banchi della maggioranza, aveva fatto la sua comparsa uno dei proprietari dei lotti in discussione, il consigliere Giancarlo Scognamillo. Ecco perché i magistrati avevano avviato un’indagine sequestrando tutta la documentazione esistente in merito alla lottizzazione del colle sul mare. L’inchiesta mirava a verificare un eventuale scambio di favori tra il consigliere-imprenditore fuoriuscito da Forza Italia per sostenere la maggioranza, e Carlo Sechi, bisognoso di un voto in più. Più complicata la vicenda di Monte Ricciu, il punto di ristoro di 12mila metri cubi alle porte della città. A chiamare in causa la magistratura era stato il consigliere Gavino Ruiu, con un esposto alla Procura.
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