Caso Bassetti
La settimana inizia con una nuova puntata della telenovela che vede da una parte l’infettivologo Matteo Bassetti e dall’altra la Polizia Locale di Genova, capeggiata dall’assessore Sergio Gambino.
Il nuovo protagonista è il SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) che, per voce del segretario nazionale Miriam Palumbo, si aggiunge alla contesa puntando il dito contro il direttore della clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino.
“Vi racconto una breve storia triste, quella dell'infettivologo Matteo Bassetti - esordisce in stile social Palumbo - durante la pandemia in tanti pendevano dalle sue labbra, ma si sa, scivolare è un attimo. E da questo scivolone sarà difficile rialzarsi, a meno che, facendosi un bagno di umiltà, il Prof. Bassetti non decida di fare l'ennesimo post o una missiva al comando della Polizia Locale di Genova, questa volta di scuse, per aver ingiustamente tentato di ridicolizzare e screditare l'immagine e la professionalità della Polizia Locale di Genova in particolare e della categoria in generale”.
“La breve storia triste inizia il 3 ottobre - prosegue Palumbo - quando il Prof. Bassetti è stato sanzionato per la musica troppo alta proveniente dal suo appartamento. È stato lui stesso a renderlo noto con un reel pubblicato su Instagram “Mi è stato fatto un ammonimento perché alle 23:30 festeggiavo il compleanno di mio figlio di 16 anni a casa. Questa è Genova, questa è l’Italia”. A suo dire la musica era leggerissima, come una nota canzone. E aggiunge “La sensazione è che si sa essere deboli coi forti, ma molto forti con i deboli, e questa non è la città in cui vorrei vivere”. Quindi assume un atteggiamento vittimistico, motivo per cui si sarebbe auto collocato tra i deboli della società e tra le righe insinua che i colleghi sarebbero poco coraggiosi e avvezzi ad essere deboli con i forti”.
La nota prosegue andando a ripescare il periodo Covid: “Sono chiaramente esternazioni di chi dall'alto del suo piedistallo, grazie alla visibilità acquisita durante la pandemia, pensa di poter attaccare gratuitamente e in modo superficiale una categoria di lavoratori e lavoratrici che ogni giorno, rischiano la propria vita e subiscono aggressioni anche gravi, proprio per contenere la delinquenza dilagante e contribuire validamente alla sicurezza delle nostre città e anche di cittadini irriconoscenti come Bassetti. L'operato dei colleghi è indiscutibile. Hanno solo fatto il loro dovere, con umiltà e senso del dovere. E sicuramente, per dissipare ogni dubbio, se la chiamata invece di arrivare da casa del professor Bassetti fosse arrivata da un quartiere meno tranquillo, sarebbero intervenuti ugualmente, ci lavorano ogni giorno, senza paura”.
“Probabilmente per il Prof. Bassetti i colleghi non avrebbero dovuto dare seguito alla segnalazione pervenuta (si chiama omissione...) o trovandosi dinanzi al Professore si sarebbero dovuti tappare le orecchie e fingersi sordi - conclude Miriam Palumbo - e invece hanno scelto semplicemente di adempiere al loro dovere. Ma guarda un po’ che cosa strana in questo mondo al contrario. Un personaggio pubblico del suo livello, con un pizzico di umiltà potrebbe insegnare che chiedere scusa si può e si deve. Così potrebbe essere d'esempio per tutti i suoi followers e non solo. Bisogna sempre pensare alle conseguenze. Fomentare odio e disprezzo verso una categoria che pur senza gli stessi strumenti, diritti e tutele delle altre forze di polizia ad ordinamento statale, ogni giorno dà il massimo per tutelare la sicurezza urbana, utilizzando i social e la propria notorietà, non le rende onore. Eppure la sua categoria, al pari della nostra, vive momenti difficili, soprattutto in termini di aggressioni. Ci pensi Prof. Bassetti, ha l'intelligenza per mettere la parola fine in modo decoroso a questa breve storia triste”.
Fonte: La Voce di Genova
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