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Data di pubblicazione: 26 ottobre 2021

Indagato l'ex comandante

Repubblica
Sicilia

Ci sono paesi, nel cuore della Sicilia, dove resiste ancora una mafia antica, che in tanti ossequiano. A San Giuseppe Jato, persino l’ex comandante della polizia municipale: il giorno che ricevette la denuncia di un onesto cittadino per una discarica abusiva, corse dal vecchio capomafia per avvertirlo. Adesso, il comandante ormai in pensione è indagato per accesso abusivo a un sistema informatico (quello dell'Aci), gli è stata notificata la misura della "sospensione dall'ufficio o servizio"; il boss Giuseppe Bommarito è stato invece arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Palermo assieme ad altre otto persone: più di recente, lo scettro del clan era passato a Calogero Alamia.

L’ultima indagine del nucleo investigativo del Gruppo di Monreale, coordinata dai sostituti procuratori della Dda di Palermo Dario Scaletta, Federica La Chioma e dall’aggiunto Salvatore De Luca, racconta di un gran fermento criminale nel paese che fino alla metà degli anni Novanta era il regno della famiglia Brusca. Nel luglio scorso, il consiglio dei ministri ha anche sciolto il consiglio comunale di San Giuseppe Jato, per il rischio di infiltrazioni mafiose.

Ora, le intercettazioni raccontano della pressione del clan sui commercianti e gli imprenditori del paese, nessuno ha mai denunciato. Il pizzo sarebbe stato imposto anche durante la festa religiosa delle Anime Sante, che si tiene a luglio. I boss avrebbero stabilito una “tassa” di 50 euro per gli ambulanti che animavano l’area dello stadio. Una tassa per i “servizi” offerti, così la chiamavano. Una storia emblematica: Cosa nostra è diventata ormai un’agenzia di servizi, a più livelli.

 

Con Calogero Alamia e Giuseppe Bommarito, sono finiti in manette anche Maurizio Licari, Calogero e Giuseppe Antonio Bommarito, Giovanni Nicola Simonetti (è accusato di tentata estorsione), Giusto Arnone (risponde di spaccio di droga) e Nicusor Tinjala, un cittadino rumeno che i boss utilizzavano per le estorsioni. Ai domiciliari, Massimiliano Giangrande, anche lui accusato di spaccio.

 

Fonte: Repubblica

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