sabato, 10 maggio 2025
spinner
Data di pubblicazione: 05 aprile 2007

Non multò il figlio: condannato il capo dei vigili

Messaggero Veneto
Friuli-Venezia Giulia
UDINE. Il comandante della polizia municipale di San Daniele del Friuli è stato condannato a cinque mesi e venti giorni di reclusione perché ritenuto colpevole di abuso d’ufficio. In sintesi, non ha provveduto a multare il figlio per le violazioni al codice della strada commesse dallo stesso in un incidente stradale. Al tenente Gianni Ambotta, 48 anni, residente a Vidulis di Dignano, il giudice ha condonato la pena detentiva che comunque era stata sostituita con 6.470 euro di multa. Il processo si è celebrato ieri davanti al Gup del tribunale di Udine Paolo Alessio Vernì, con il rito abbreviato chiesto dalla difesa sostenuta dall’avvocato Giovanni Adami.
La genesi del fatto contestato come abuso d’ufficio traeva spunto dal comportamento assunto dal comandante la sera dell’ultimo dell’anno 2005. Suo figlio Mattia, neopatentato, a un incrocio a Villanova aveva provocato un incidente anche danneggiando uno dei semafori. Sul posto arrivavano i carabinieri del Norm di Udine. Secondo l’accusa, Ambotta gli aveva mostrato il tesserino dicendo che si sarebbe occupato lui dei rilievi. Le voci di paese nei giorni successivi portavano i Cc della stazione di San Daniele a verificare che in effetti, oltre alla constatazione amichevole con l’altro automobilista, non erano state elevate le contravvenzioni per la violazione degli articoli 15, 141, 148 e 149 del Codice della strada. In sintesi: sorpasso, distanza di sicurezza, velocità e danneggiamento della segnaletica. Da qui l’accusa di abuso d’ufficio perché, omettendo di procedere nei confronti del figlio, gli ha procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale.
Ieri il pubblico ministero Lorenzo Del Giudice, tenendo conto della riduzione di pena d’un terzo per il rito abbreviato, ha chiesto la condanna a 10 mesi di reclusione. L’avvocato Adami invece, anche richiamandosi alla memoria difensiva depositata, in prima battuta aveva chiesto l’assoluzione del comandante Ambotta sostenendo come lo stesso quella sera fosse intervenuto come padre e non come agente municipale. Tant’è che non era neanche in divisa. Quanto al fatto che ai carabinieri il comandante avesse mostrato il tesserino dicendo che stava procedendo ai rilievi, la difesa ha fatto presente come Ambotta, pur qualificandosi di fronte ai Cc, avesse semplicemente spiegato che stava vedendo lui cosa fosse successo.

Fonte: Messaggero Veneto

Articoli simili