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Data di pubblicazione: 08 novembre 2004

Venezia. Anche due vigili hanno un banchetto ambulante

Il Gazzettino
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
I banchetti ambulanti sono una delle presenze più visibili di Venezia, oltre che una non secondaria attività economica. Tanto che anche due vigili urbani della città lagunare hanno deciso di metterne su uno, acquistando la licenza per un banchetto tra Rialto e San Giacometto. Lo ha scoperto il presidente del Quartiere 2, che ha provveduto ad inviare un esposto al comandante della Polizia Municipale. Nessuno nega l'addebito, anzi. I due agenti coinvolti sono partiti al contrattacco: «Chi mostra la propria faccia onesta, ne ha sempre da perdere». Questo è il commento di Renato Gastaldi, vigile urbano e fondatore, con la moglie Alessandra, di una società che dal 1999 gestisce il banchetto nel cuore di Venezia. «Nulla di nuovo e nulla di nascosto o di falso - prosegue Gastaldi - l'ufficio licenze del Comune si era già pronunciato sulla legittimità e sulla compatibilità del nostro doppio ruolo di vigili urbani e di imprenditori. Non avrò alcun problema a rilevarlo ancora una volta davanti al Comando. Entrambi svolgiamo il nostro compito di dipendenti comunali nel Corpo di polizia municipale di Mestre, peraltro in regime di part-time. Questo impegno di 18 ore, pari al 50 per cento del tempo pieno, ci dà diritto, secondo la legge, ad avere un altro lavoro, anche imprenditoriale. È vero che mia moglie ha preso alcuni mesi di aspettativa, ma per problemi personali che nulla hanno a che vedere con l'impegno commerciale». «Tutta la nostra attività - continua Gastaldi - è dichiarata e alla luce del sole, perfettamente autorizzata. In qualità di vigili urbani a Mestre non possiamo essere considerati controllori di noi stessi, neppure appartenenti ad una categoria disposta a "chiudere un occhio" nei nostri confronti: prova ne sia il fatto che il nostro banco, come tutti gli altri, ha ricevuto un verbale di contravvenzione».


«Multato per il plateatico, ma sono un imprenditore onesto»
«Chi mostra la propria faccia onesta, ne ha sempre da perdere».Questo è il primo commento di Renato Gastaldi, vigile urbano e fondatore, con la moglie Alessandra, di una società che dal 1999 gestisce un banchetto di Rialto. Pochi giorni fa Gastaldi, innanzi al Consiglio di quartiere 2, aveva dichiarato il suo interesse personale al riordino mercatale dello spazio di campo San Giacometto, aggiungendo che nessuno, tantomeno lui e la moglie, rispettavano le normative relative alle dimensioni dei banchi. Il presidente di Quartiere altro non poteva fare che presentare un esposto al comando della polizia municipale, chiedendo chiarezza sulla posizione dei due agenti e sull'ammissione di infrazione.
«Nulla di nuovo e nulla di nascosto o di falso - prosegue Gastaldi - l'ufficio licenze del Comune si era già pronunciato sulla legittimità e sulla compatibilità del nostro doppio ruolo di vigili urbani e di imprenditori. Non avrò alcun problema a rilevarlo ancora una volta davanti al Comando. Entrambi svolgiamo il nostro compito di dipendenti comunali nel Corpo di polizia municipale di Mestre, peraltro in regime di part-time. Questo impegno di 18 ore, pari al 50 per cento del tempo pieno, ci dà diritto, secondo la legge, ad avere un altro lavoro, anche imprenditoriale. È vero che mia moglie ha preso alcuni mesi di aspettativa, ma per problemi personali che nulla hanno a che vedere con l'impegno commerciale».«Tutta la nostra attività - continua Gastaldi - è dichiarata e alla luce del sole, perfettamente autorizzata e depositata alla Camera di commercio. Mi spiace che chi come noi non vuol nascondere nulla, paga Iva e Inps, offre lavoro e mette in regola dipendenti, poi debba pagare lo scotto del sospetto. In qualità di vigili urbani a Mestre non possiamo essere considerati controllori di noi stessi, neppure appartenenti ad una categoria disposta a "chiudere un occhio" nei nostri confronti: prova ne sia il fatto che il nostro banco, come tutti gli altri, ha ricevuto un verbale di contravvenzione perché fuori misura. Questo ho riferito forse ingenuamente al Quartiere, per sollecitarlo, al contrario, ad una regolarizzazione di tutti gli ambiti commerciali, amareggiato che le regole non vengano fatte rispettare. Ho parlato da imprenditore, non da vigile urbano; se dovessi parlare da agente, direi che mi dispiace vedere colleghi con pistole e manganello, mentre la ronda a Rialto è praticamente assente».
«La nostra buona fede - dice Gastaldi - è che non abbiamo voluto tirarci fuori dal gioco del riordino, ma abbiamo detto la nostra, come elemento propositivo. Ora mi auguro che non ci si colpevolizzi se abbiamo da sempre dimostrato trasparenza e correttezza, al contrario di quanti, dipendenti comunali come noi, finito il compito amministrativo, prestano la loro professionalità in nero. La legge del part-time e della possibilità di un secondo lavoro serviva proprio per far emergere il sottobosco del lavoro non dichiarato».«Noi - conclude il vigile - sin dalla costituzione della nostra società, ci siamo impegnati a lavorare nella massima conformità alle regole. Se una volta siamo stati sanzionati, questo capita a tutti i cittadini, per un banco fuori misura, per un divieto di sosta, per un abbonamento scaduto. Posso immaginare che, in una città devastata dalle irregolarità e dall'abusivismo, in fermento per i piani di riordino e la necessità di sistemare le normative inerenti il commercio, il fatto che due vigili urbani possiedano attività di tipo commerciale possa destare perplessità, ma ancora una volta ripeto che siamo come tutti gli altri cittadini, in regola e trasparenti».


Il comandante: «Avviata indagine amministrativa
«La Polizia municipale provvederà a una indagine amministrativa per verificare la compatibilità delle attività commerciali esercitate dagli agenti. Se emergeranno delle responsabilità specifiche saranno adottati adeguati provvedimenti». Lo comunica il vicesindaco Michele Mognato, che ha diffuso una nota del comandante della Polizia municipale, Francesco Vergine. «Gli agenti in questione - dice la nota - sono dipendenti part time e tale condizione permette l'esercizio di ulteriore attività lavorativa, ma è intenzione del Comando fare chiarezza sulla faccenda con la massima trasparenza affinché non venga posto in discussione la stima e il rispetto che la cittadinanza ripone nel Corpo. L'elevata concezione della moralità pubblica del Corpo non può che iniziare dai suoi appartenenti. Tra il comandante e il presidente del Cdq 2 sono già state assunte intese per l'acquisizione dei verbali della seduta consiliare».



Occhi grandi, allibiti. Sono stati ...
Occhi grandi, allibiti. Sono stati quelli del presidente di Quartiere 2, Fabrizio Reberschegg, e di alcuni consiglieri, durante la seduta quartierale di due giorni fa. Alla scoletta dei Calegheri c'erano anche gli esercenti di campo San Giacometto, con licenza ambulante, contrari al loro spostamento interno previsto dal piano di riordino comunale. Terminata l'audizione, il gruppo si è allontanato. E' invece rimasto a tu per tu con il Consiglio un uomo, che ha sciorinato tranquillamente le proprie generalità davanti alla segretaria verbalizzante.
"Sono interessato al riordino - ha affermato - e conscio che anch'io allargo oltremodo il mio banchetto, trovandomi fuori regola. D'altronde tutti a Venezia fanno così." Reberschegg lo ha ammonito: "Guardi che sta parlando davanti ad un pubblico ufficiale. Potrei denunciarla per quel che ha affermato; politicamente posso rispondere che anche se molti trasgrediscono, non è una buona ragione per accodarsi." La cosa sembrava finita lì, invece, poco dopo e ad individuo uscito, è scoppiato il caso, tale da far tremare il Palazzo e forse pretendere più d'una dimissione.
Chi aveva parlato innanzi al Consiglio di Quartiere, infatti, si è rivelato essere un agente di polizia municipale, che, insieme ad un collega, ha comprato la licenza per il banchetto nell'area mercatale di Rialto. Non solo, la coppia recentemente ha dato vita ad una Spa per gestire l'attività commerciale; in più il collega e socio in affari è attualmente in aspettativa ed era l'agente municipale incaricato di sorvegliare il mercato all'ingrosso di ortofrutta, quando questo comparto era localizzato a Rialto. A Reberschegg si sono rizzati i riccioli bruni.
Non solo un vigile ha ammesso di possedere attività commerciale, fungendo da controllore di se stesso e quindi in palese conflitto di interessi, ma pure ha candidamente affermato di non rispettare le norme vigenti. Inoltre, l'aspettativa del collega non sembra del tutto compatibile, dal momento che ha chiesto la sospensione della propria attività di agente municipale per dedicare il proprio tempo agli affari commerciali. Al presidente non è rimasto che redigere un esposto, da presentare al capo della polizia municipale, Francesco Vergine. "Mi dispiace - ha commentato Reberschegg - di essere obbligato ad intaccare un settore in cui ripongo la massima stima. D'altronde il mio ruolo istituzionale non poteva prescindere dal segnalare episodio ed infrazioni che inevitabilmente andranno ad intaccare la correttezza e la trasparenza del Corpo municipale. Ritengo che, a fronte di quanto emerso e dalle indagini che verranno avviate, la polizia municipale saprà fare chiarezza su questa inconcepibile situazione e su coloro che l'hanno realizzata e fiancheggiata, uscendone, come auspico, a testa alta."
Intanto, sempre durante la seduta quartierale di due giorni fa, ne sono uscite altre di belle: alcuni degli esercenti protestatari sarebbero in possesso di licenze irregolari, poiché comprate da altri ambulanti senza esserne almeno parenti. Giova ricordare che le licenze ambulanti sono "ad personam" e non possono essere oggetto di compravendita, ma casomai trasmesse solo in ambito familiare.
Inoltre la legge parla chiaro: il Comune è l'unica autorità che può destinare luoghi e attività mercatali, sia future che pregresse. Sembra proprio che, a fronte di quanto emerso e malgrado la costituzione di un comitato ad hoc, i commercianti riottosi abbiano davvero poco spazio di manovra giuridica ed è presumibile che accetteranno saggiamente il loro spostamento in campo Bella Vienna, come da delibera dell'assessore al Commercio Luciano De Gaspari e piano di riordino firmato da Marino Folin. Sempre che il Comune, a questo punto, non compia verifiche approfondite e rinunci ad un ruolo mediatore per impugnare la spada garantista della legalità.
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