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Data di pubblicazione: 14 luglio 2004

Castellammare del Golfo. In manette il comandante

La Sicilia
Sardegna
La trama è sempre la stessa. Le estorsioni, il condizionamento delle attività economiche e della politica, la gestione dei «portafogli» delle aziende, l'accaparramento di quanto più denaro possibile da dividere con i detenuti e le loro famiglie, i tentativi di «aggiustare» i processi, e di sottrarre i beni al sequestro. E sopratutto racket a tappeto. La mafia annaspa, è in difficoltà, ha bisogno di affiliati, complici e soldi, e per questo non guarda più in faccia nessuno. Aziende che una volta erano «graziate», adesso debbono anche loro pagare. Personaggi che una volta sarebbero stati messi da parte, diventano uomini, o donne, d'onore. Dalla grande alla piccola attività, le richieste estorsive vengono fatte a tappeto e prendono di mira l'allevamento dei tonni davanti al porto di Castellammare del Golfo come anche l'attività di noleggio dei pedalò nella baia di Guidaloca. Nel blitz antimafia dell'operazione «Tempesta» c'è tutto questo. E forse molto ancora di più. Gli inquirenti della squadra Mobile tre anni addietro hanno gettato la rete, piazzato le «cimici», ascoltato infinite discussioni, in carcere, nelle case, dentro le auto, tra i boss, i loro «soldati», con i loro familiari. La scorsa notte hanno tirato su la rete con dentro i «pesci». Ma scorrendo le 400 pagine dell'ordinanza firmata dal pm della Dda Paolo Guido si capisce che ancora qualche altra retata ci potrebbe essere. Il filo dell'indagine castellammarese è lo stesso di altre indagini che hanno investito altri comuni della provincia. Racket, estorsioni, corruzioni e concussioni. Con i mafiosi che si agitano e che riescono a sopravvivere solo perchè ci sono i soliti sciagurati che silenziosi pagano il «pizzo» o offrono il loro appoggio, anche in cambio di una stretta di mano o di una pacca sulla spalla. Al comandante dei Vigili urbani di Castellammare, Salvatore Matranga, pare piacesse sapere di essere «amico degli amici», e così avrebbe finito con il sostenere le richieste di «Tempesta», Ciccio Domingo, perchè un suo prestanome, Gaetano Camarda, potesse aprire un chiosco dentro la nuova villa comunale. Ieri mattina quando i poliziotti sono andati ad arrestare l'imprenditore Antonino Cusenza, castellammarese, 43 anni, hanno trovato in un cassetto 15 mila euro. «Sono i soldi intascati dal Comune per un lavoro» ha detto: «Sono forse i soldi delle ultime tangenti raccolte» sospettano gli inquirenti, Le banconote sono troppo malconce, sgualcite, sembrano essere arrivate dentro quel cassetto dopo essere passati di mano in mano, e non invece pagate da una banca. La scorsa notte i poliziotti della Mobile e dei commissariati di Castellammare ed Alcamo hanno avuto anche un gran da fare per notificare i sequestri di alcune aziende. Hanno cominciato dal chiosco di Camarda, poi hanno continuato con la Inerti Sicilia srl, con lo stabilimento di ammasso cereali di Ponte Bagni e infine le quote possedute dall'imprenditore Mariano Saracino all'interno della Calcestruzzi Castellammare. Mariano Saracino era il «tesoriere» della cosca, La persona di fiducia dei capi mafia che a lui si affidavano le divisioni «eque» del denaro a disposizione. In certe giornate poteva addirittura contare su una liquidità di cassa di 700 milioni di vecchie lire. Che venivano spartiti secondo i voleri dei boss in carcere. Gli stessi che avrebbero ordinato una decina di estorsioni con le tariffe che si aggiravano tra i 2 ed i 10 milioni di lire.
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