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Data di pubblicazione: 21 agosto 2005

Gli autovelox vicentini li trovi sul web

PoliziaMunicipale.it
Scatta la contestazione all’autovelox che sta facendo ammutinare gli automobilisti di mezzo Veneto.
Non si pagano le multe, ci si presenta adirati nei commissariati ed infine ci si allea per eludere i temuti raggi castigatori.
Come? Attraverso la tecnologia che spiattella sugli schermi di tutte le case e di tutti i cellulari le “mappe” cittadine delle postazioni in cui con più frequenza sono installati gli apparecchi che registrano la velocità di marcia.
A suscitare gli ultimi scalpori, ora, è un organizzatissimo sito di motori che - con un comodissimo menù a tendina alla mano - permette di vedere i circuiti più a rischio di tutte le province, Vicentino compreso. Un elenco che si aggiorna di giorno in giorno e che registra record di consultazioni telematiche. Segnalazioni, indirizzi e commenti a raffica che si alimentano grazie alla solidarietà sulle quattro ruote, quel tacito patto di ferro fra automobilisti che, da sempre, si avvisano reciprocamente della presenza di forze dell’ordine.
In principio erano i fari. Ora ci si adatta ai tempi: e la soffiata arriva via modem.
Ma a Vicenza le postazioni sembrerebbero mobili. La Polizia Municipale e la Polizia Stradale di Vicenza smentiscono l’esistenza di una mappa fissa dei controlli: ognuna delle due caserme possiede due autovelox e due telelaser mobili, cioè collocati in posti diversi a seconda delle esigenze. La Polizia Provinciale, che vigila sulla Gasparona e sul Costo, dichiara di possedere una manciata di apparecchi, uno mobile e alcuni fissati a turno in alcune zone sempre differenti.
Un agente, però, si lascia sfuggire a voce alta un ragionamento a fior di logica: «Beh, poi finiscono per essere sempre gli stessi, visto che le strade più trafficate e a rischio sono sempre quelle». Hanno, dunque, ragione gli automobilisti a stilarsi una lista casereccia dei luoghi più battuti secondo esperienza? Forse sì.
Prevenzione o repressione? «Si nascondono per bene, ci fermano improvvisamente e poi dicono che vogliono educarci? Macché, questi vogliono solo incassare multe». È il contenuto di una telefonata che un automobilista milanese ha fatto al nostro giornale, dopo essere stato pizzicato sulla A4. Un contenuto uguale a tutte le altre segnalazioni, lettere e moti di ribellione che i guidatori esprimono in questo periodo. Insomma, la polizia è incolpata di “agguato facile”, magari con sfumatura di goduria implicita.
«La prevenzione, in alcuni casi, si fa anche attraverso la repressione - spiega il comandante dei vigili Roberto Dall’Aglio -: se io metto una pattuglia ben visibile, l’automobilista rallenta per poi riprendere a correre quando è di nuovo al sicuro. È educazione alla guida sicura questa? Io credo che ci voglia sia un’azione di prevenzione, sia il giusto controllo- repressione a sorpresa, altrimenti l’utente continua a rispettare le regole solo in funzione alla nostra presenza». A conferma che la polizia locale non abbia nessuna intenzione di accanirsi contro gli utenti (ma questi ovviamente continuano a pensarla diversamente), si viene a sapere che gli stessi autovelox locali, nella maggior parte dei casi, vengono tarati sempre almeno una decina di chilometri in più rispetto al limite di velocità imposto nella zona.
In merito alla “cassa”, invece, nel primo semestre 2005 le entrate da autovelox, per la polizia urbana, si sono tradotte in 48 mila euro. «Chi continua a parlare di cassa, dice una gran cattiveria - commenta Dall’Aglio -, noi siamo solo dei tecnici che cercano di fare al meglio il loro lavoro; certo, questi soldi poi vanno a bilancio, ma nessuno ci ha mai detto nulla a proposito. E poi vogliamo essere obiettivi fino in fondo? Per ogni multa presa, tutti noi la facciamo franca almeno per un centinaio di volte!».
Quando la multa non arriva. Anche nella nostra provincia c’è chi testimonia, dopo mesi, di non aver ricevuto multe seppur sorpreso a velocità folli dai laser dell’autovelox. Perché la tanto temuta sanzione di 348 euro a volte non arriva? «C’è chi la scampa perché l’apparecchio non ha funzionato - racconta il comandante della polizia urbana -: se queste macchine registrano un’anomalia azzerano tutto e noi archiviamo la cosa per errore. Capita anche che vengano fotografate due auto e allora, nel dubbio, non sanzioniamo nessuno. Casi più gravi invece riguardano la clonazione di targhe, mentre più diffusi sono quelli di targhe senza intestazione o intestate a persone giuridiche come aziende che hanno chiuso o che, anche se funzionanti, non danno la possibilità di risalire al proprietario. Per questo ora, sempre più spesso, alcuni metri dopo l’autovelox affianchiamo un’altra pattuglia che ferma e sanziona già chi è stato segnalato pochi secondi prima». (
Il Giornale di Vicenza)
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