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Data di pubblicazione: 14 settembre 2004

Riforma gradi della Regione Veneto: molto critica la CGIL

PoliziaMunicipale.it
DELIBERA DELLA GIUNTA REGIONALE VENETO RELATIVA ALLE

“Caratteristiche delle uniformi, dei distintivi di grado e di riconoscimento, del materiale e degli strumenti operativi nonché dei mezzi in dotazione agli appartenenti ai Corpi e Servizi della Polizia Locale”:

SINTESI DEI CONTENUTI.
La delibera in intestazione è stata adottata a seguito dell’emanazione della Legge Regionale 19.12.2003 n. 41 “Disposizioni di riordino e semplificazione normativa – collegato alla Legge Finanziaria 2003 in materia di prevenzione, sanità, servizi sociali e sicurezza pubblica” che al Capo IV, art. 17, ha previsto l’emanazione di un provvedimento della Giunta regionale di regolamentazione delle caratteristiche delle uniformi, gradi ecc. della polizia locale, e la conseguente abrogazione della Legge Regionale 20.12.1991 n. 33 e successive modificazioni, che precedentemente disciplinava la medesima materia.
Il provvedimento deliberato in questi giorni, patrocinato dall’assessore regionale alla sicurezza d’A.N. Raffaele Zanon è frutto dell’elaborazione di una commissione anomala nella costituzione e carente di rappresentanza.
La delibera, di là dalle centinaia di pagine dedicate alla descrizione dei materiali, dei tessuti, delle fogge ecc. nel merito risulta un chiaro tentativo di scavalcare, attraverso un provvedimento che dovrebbe essere di natura esclusivamente formale, l’attuale normativa regionale e statale che disciplina le attività della Polizia Locale, per precostituire la strada utile alla creazione delle cosiddette “Polizie Regionali”.
Gli elementi del provvedimento che portano inevitabilmente a tale conclusione sono:
1. La scala gerarchica delineata attraverso i distintivi di grado illustrati nell’allegato C “distintivi di riconoscimento del personale”, sezione C1, articolata (vedremo come) su ben 27 diversi contrassegni di grado, di cui solo sette riservati alla categoria C e ben venti alla categoria D ed alle qualifiche dirigenziali, ipotizzando, almeno nei simboli, sovra ordinazioni gerarchiche che vanno molto oltre gli attuali inquadramenti contrattuali;
2. I distintivi di specialità, illustrati nella sezione C4 dell’allegato C, comprendenti 18 qualifiche specialistiche fra cui, solo per citarne alcuni, i sommozzatori, il gruppo aereo, le unità cinofile, la polizia a cavallo, il servizio scientifico ecc.
3. L’allegato D “materiale in dotazione al personale”, comprendente fra l’altro: caschi, scudi e sfollagente (mazzette di segnalazione) per servizi d’ordine pubblico, maschere antigas, giubbotti antiproiettile, fondine ad estrazione rapida ecc..

Scala gerarchica: Il personale della categoria C suddiviso in agenti ed istruttori, questi ultimi con funzioni di coordinamento e controllo, presenta una scala di avanzamento gerarchico basata solo sull’assunzione di responsabilità indebite, senza che vi siano possibili coerenti riconoscimenti contrattuali (inquadramento in categoria D);
Altrettanto dicasi per il personale non comandante di categoria D, ex art. 29 del CCNL 14.9.2000, che verrebbe relegato, contro il parere della stessa ANCI, che già si era pronunciata in merito individuando in posizione D1 il profilo unico di “specialista dell’area di vigilanza”, nonché indipendentemente dal comune di appartenenza, dai contratti, dai legittimi percorsi di carriera, dalla professionalità e dalle funzioni espletate, nel ruolo di ispettore con avanzamenti di grado legati esclusivamente all’anzianità, nell’ottica evidente di bloccare qualsiasi velleità di carriera di questi lavoratori (e per fortuna che era solo un regolamento sulle caratteristiche delle uniformi, dei gradi ecc.).
Diversamente, il rimanente personale della categoria D ed i dirigenti (per i comuni più grandi) si suddividono, a seconda del comune di appartenenza, dei percorsi di carriera, del ruolo di comando o meno, la bellezza di 17 diversi distintivi di grado, che in maniera a nostro avviso anche parecchio pasticciata, delineano una gerarchia non solo fra i diversi ruoli, ma anche fra comuni o corpi piccoli, medi e grandi, in una scala crescente che culmina con il comandante del comune capoluogo di regione che si fregia di una greca da generale.
Inoltre, la gerarchia così delineata, subordinerebbe nel distintivo di grado, il comandante del piccolo comune al commissario non comandante del comune più grande, e via a seguire in un crescendo di barre, rombi, stelle, torri e greche che, oltre a non avere pari crediamo, in nessun esercito del mondo (si pensi che qualsiasi arma del nostro esercito arriva al massimo ad una ventina di contrassegni di grado), se vi è un senso, è solo quello di delineare simbolicamente una gerarchia evidentemente funzionale alla creazione del corpo di polizia regionale.

Distintivi di specialità: è evidente che la previsione di reparti specialistici quali quelli già esemplificati (sommozzatori ecc.), non può che essere pensata in previsione della formazione di un corpo di polizia che comprenda tutte le branchie d’attività, nell’ottica di un’organizzazione appunto di livello regionale.
Quanto poi queste ambizioni siano suscettibili di avverarsi secondo i sogni di potenza dei nostri cosiddetti governatori regionali, resta tutto da verificare…..
Intanto, le attrezzature comprese nelle
dotazioni personali (caschi, scudi, maschere a gas ecc.), mentre non ci si preoccupa di garantire almeno per tutti, la dotazione di radio ricetrasmittenti, fanno presagire tutt’altro genere d’impieghi.
Un discorso a parte merita la Polizia Provinciale, cui pure questo regolamento è previsto che vada applicato, ma alle cui specifiche esigenze, nessuno sembra aver pensato, salvo che per quanto riguarda il colore di cinturoni, fondine e correggioli.
Così avremo guardie forestali e venatorie in servizio nei boschi, nelle campagne, fra i vigneti ecc. vestite d’eleganti divise blu posillipo, a bordo d’auto bianche e blu con lampeggianti stroboscopici, che sono ovviamente quanto di più adatto per sorprendere con le mani nel sacco i cacciatori di frodo!! ma già non è detto che con questo regolamento anche loro restino a fare quello che attualmente fanno.
A parte gli scherzi è evidente che il disegno, neppure velato, che sta dietro provvedimenti come questo, al di là delle facili demagogie anche di certi esponenti del sindacalismo autonomo nostrano, è quello di sottrarre all’autonomia dei Sindaci e dei Presidenti delle Province, gran parte dei poteri di governo del loro territorio che fino ad ora si sono concretamente realizzati anche, attraverso il controllo e le funzioni di polizia amministrativa esercitati dalle Polizie Municipali e Provinciali, (basti pensare all’edilizia, alle attività commerciali, artigianali, ricreative, ricettive ecc., alla gestione dei rifiuti ed alla tutela ambientale in senso lato, alla prevenzione delle frodi, alla difesa delle acque dall’inquinamento, al controllo sulle attività faunistiche venatorie, al controllo sulle attività estrattive e di cava, al rispetto di regolamenti ed ordinanze ecc.).
Lo scenario che pertanto si delinea è quello dei cosiddetti “governatori” delle Regioni, che tenteranno di farci esercitare tramite il controllo e la gerarchizzazione su scala regionale delle Polizie Locali, funzioni proprie della Polizia di Stato.
Se a questo si aggiunge il ruolo che qualcuno attribuisce all'utilizzo degli istituti di vigilanza privata, con gli interessi economici di cui sono portatori, in compiti attinenti la sicurezza generale della popolazione, il quadro del nostro futuro professionale, diventa sempre più fosco e purtroppo concreto.
Per cui, se non riusciamo a battere tale disegno, lo scenario che si delinea è quello che ci vedrà sempre più coinvolti a svolgere i compiti di polizia meno gratificanti dal punto di vista professionale, quali in particolare i servizi d’ordine pubblico in occasione di partite e manifestazioni varie, i servizi contro la prostituzione, gli sgomberi di zingari, in chiave prevalentemente subordinata alle altre Forze di Polizia (raccogliamo quanto agli altri sgradito)
Non dobbiamo pertanto permettere, nel nome di un’idea di sicurezza che è solo demagogica e di facciata, a politici e sindacalisti da strapazzo di svendere la nostra professionalità specifica, ovvero la parte più qualificante del nostro lavoro.
Dobbiamo al contrario rivendicare il nostro ruolo di polizia locale, che opera soprattutto per la tutela ed il rispetto delle regole del vivere ordinato e civile delle nostre comunità, perchè altrimenti si realizzerà il progetto di quanti fanno proclami sulla sicurezza per ingigantire le paure dei cittadini per poi creare condizioni d’insicurezza vera per tutti.
Noi quindi dovremmo rivendicare con orgoglio la specificità del nostro lavoro volto anche e soprattutto a garantire la libertà di camminare per strada senza essere investiti dalle auto, o costretti a scendere dal marciapiede occupato dalle auto in sosta, entrare in un negozio, in un ristorante, in un bar senza timore di essere frodati, o peggio intossicati, poter dormire alla notte senza essere disturbati da schiamazzi e musiche assordanti, bere acqua e respirare aria pulita, non essere costretti ad assistere allo scempio delle nostre bellezze naturali deturpate da costruzioni abusive, discariche a cielo aperto, cave ecc........ Il tutto sapendo che il nostro compito specifico, quello in cui nessun’altra forza di polizia può sostituirci, quello per il quale occorrono le nostre competenze, capacità investigative, studio, ma anche capacità di rapportarsi con la cittadinanza, fermezza ed onesta, è probabilmente quello che a qualcuno dei tanti criminali in guanti bianchi che popolano il nostro paese, può dare maggior fastidio.

Coordinamento Provinciale Polizia Locale di Verona
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