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Data di pubblicazione: 08 giugno 2004

Roma. I vigili? Stiano chiusi nel gabbiotto

PoliziaMunicipale.it
Esami, analisi di laboratorio: la diagnosi concorda. Il pizzardone è stressato. Le sollecitazioni a cui è esposto ogni giorno e ogni ora ne fanno da sempre una delle categorie professionali più a rischio. Ma stavolta il problema è diverso, più complesso. Stavolta lo stress è “biologico”, «lo provocano gli agenti chimici presenti nell’aria». Lo rivela uno studio commissionato dalla Polizia municipale al professor Francesco Tomei, docente di Medicina del Lavoro all’Università La Sapienza. Le conclusioni sono sintetizzate in un opuscolo distribuito a «titolo formativo e informativo» ai vigili urbani «con obbligo di divulgazione» e firma «per presa visione». «Gli agenti chimici presenti nell’aria urbana - è la tesi a cui è giunto il professore - possono comportarsi da
stressor , agire in maniera diretta o indiretta sul sistema neuroendocrino modificando alcuni parametri neurormonali». Paroloni che vogliono dire, semplificando, una sola cosa: stress. Il dossier è frutto di un lavoro d’équipe al quale ha partecipato anche l’Ispels, l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il comandante del Corpo, Aldo Zanetti non ha mai sottovalutato il problema. Anzi, per valutarlo con precisione si è rivolto ai massimi esperti in materia. Con la salute dei vigili, del resto, non si scherza. Specie da quando il tema dello smog è al centro di un’inchiesta condotta dall’ex storico “pretore d’assalto” Gianfranco Amendola. Per mettere fine agli allarmismi e fotografare la reale dimensione del problema inquinamento si è deciso di elaborare una sorta di vademecum ad uso interno. Il vigile urbano si è lasciato studiare, analizzare e all’occorrenza docilmente sdraiare sul lettino di Freud. Tra tutti i mali a cui il logorio della vita moderna lo espone - vibrazioni, rumore, arrabbiature varie - il peggiore è senz’altro l’inquinamento atmosferico determinato dal traffico veicolare. Nei periodi di maggiore concentrazione si suggerisce agli agenti di utilizzare le cabine, raccomandando al tempo stesso «l’adeguatezza degli impianti di climatizzazione». Si forniscono quindi una serie di suggerimenti sull’uso delle maschere protettive, quali usare e quali no. Lo studio dell’Università La Sapienza non poteva passare inosservato. Come conciliare, del resto, la necessità di garantire la fluidificazione del traffico, la presenza di almeno due vigili ai 175 incroci nevralgici nelle due principali fasce orarie di punta, con quella di “proteggersi” al riparo delle cabine? Gli autonomi del Sulpm, sempre pronti a fare le pulci all’amministrazione, sono insorti chiedendo maggiori chiarimenti. «Si parla di questo problema da almeno due anni eppure non è mai stato fatto nulla - è l’accusa lanciata dal responsabile romano del sindacato Gabriele Di Bella - qui è in ballo la tutela della nostra salute». «Cosa accadrà quest’estate con l’allarme ozono? - si chiede ancora Di Bella - sono almeno 13 anni che si ripete stancamente il solito invito, rivolto ad anziani e bambini: ”statevene a casa”. E noi, i vigili, a noi l’ozono forse fa bene? E non saranno certo le 30 nuove cabine, tutte in centro, tra l’altro, nessuna in periferia, a risolvere l’emergenza». E il Campidoglio? Per ora ci si limita a far notare che a insorgere è «il solito sindacato» quello «che suona la carica», guardacaso, «sempre sotto elezioni». «Falso - replica Di Bella - non più tardi di qualche mese fa, al tempo dei “mercoledì a targhe alterne”, abbiamo presentato una denuncia alla Procura della Repubblica per segnalare tutte le inadempienze, le prescrizioni inosservate: qualcuno forse ha dimenticato che la centralina di Piazza Gondar, la più inquinata di Roma, è a soli 3 metri da una nostra cabina?».

IL COMANDANTE
«Lo stato di salute degli agenti è accettabile»
Per strada i vigili non ci possono stare: rischiano «l’inquinamento da stress». E se si supera la soglia di attenzione, cosa che accade sempre più spesso, allora è meglio “proteggersi nel gabbiotto”. Un quadro poco rassicurante quello contenuto nel pamphlet distribuito agli agenti della Polizia municipale. Un elenco di precauzioni da adottare per non mettere a rischio la salute. «Sono misure di medicina preventiva - spiega il comandante del Corpo Aldo Zanetti - i nostri vigili sono tutti sotto continua osservazione medica, ma non c’è nulla di allarmante, lo stato di salute dei nostri agenti è accettabile». La decisione di inviare un opuscolo formativo-informativo segue a ruota l’inchiesta avviata dalla Procura di Roma per accertare se le prescrizioni previste dalla legge sono state osservate. «L’informazione è obbligatoria - riprende il comandante - lo prevede la legge, non abbiamo fatto altro che applicarla avvalendoci dello studio che professor Francesco Tomei che raccoglie da anni i dati sulla salute degli agenti».

Ma se in strada i vigili non ci possono stare che si fa? Tutti dietro una scrivania?
«L’opuscolo non dice questo, dice che nei periodi di maggior inquinamento bisogna utilizzare i gabbiotti. Ed elenca una serie di prescrizioni che gli agenti devono conoscere. Tutto qui».

E le pare poco?
«Sì, perché oggi nessun vigile sta dieci ore per strada. I nostri turni prevedono la presenza agli incroci soltanto nelle due fasce di traffico intenso, la mattina dalle 7 alle 9 e la sera dalle 17 alle 20. La turnazione già c’è, c’è sempre stata. E poi ci sono sempre i gabbiotti».

Che sono soltanto trenta e tutti distribuiti nel centro storico
«Quelli che abbiamo sono nuovi, li abbiamo messi da poco e tutti in regole con le recenti disposizioni: impianti di climatizzazione, filtri per le polveri più fini e per gli altri inquinanti. Purtroppo però sono finiti i fondi, quando potremo disporre di altri finanziamenti li cambieremo tutti e ci adegueremo».
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