Roma, multa con lite per Dado
Un posto di blocco in via delle Tre Fontane all’Eur alle 2 del mattino di domenica, un controllo a una vettura priva di revisione, ma anche un’attesa di 40 minuti con metodi “severi e ingiustificati” fino alle minacce: «La porto immediatamente al Tribunale e le metto i braccialetti». Protagonisti della vicenda Gabriele Pellegrini, per tutti Dado, e un gruppo di vigili urbani: «Erano una decina, tra cui una donna estremamente gentile, ma anche un agente arrogante e prepotente», racconta il comico che il giorno dopo ha presentato denuncia al commissariato Esposizione, raccontando anche delle minacce ricevute su Facebook e Youtube da “svariati funzionari” della Polizia locale di Roma capitale. Motivo degli attacchi, un video che risale a un anno fa, quando Dado riscrisse un brano di Marco Mengoni, trasformandolo dall’originale “esseri umani” in “credo nei vigili urbani” raccontando di una multa risalente al 2009, già pagata e di cui il Comune chiedeva un secondo pagamento.
«Anche l’altra sera — racconta Dado — quel precedente è riemerso e a quel punto ho chiesto i nomi di chi mi era di fronte. Mi ha attaccato un vigile in particolare con al collo quella che pareva una croce celtica». Questo particolare nella denuncia però non c’è. «Quell’uomo mi ha fornito un nominativo, ma quando, dopo la frase infelice sui braccialetti, pronunciata come minaccia davanti a mia moglie e ai miei figli, ho chiamato la polizia che ha preso i nominativi, ho scoperto che quel vigile aveva fornito un nome falsificato ». Dado parla di persecuzione da parte di un gruppo di vigili urbani.
«Quando ho chiesto a quell’agente di mettere per iscritto le sue minacce, mi ha detto che parlava dei suoi di braccialetti, ma era una marcia indietro. Le minacce però ci sono state e io ora mi aspetto le scuse da chi guida la polizia municipale a Roma. Approfittare di una posizione di vantaggio derivante da una divisa è inaccettabile. Non ho problemi a pagare la giusta multa per la mancata revisione, ma la violazione di un obbligo non giustifica prepotenza e arroganza».
Fonte: Repubblica
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