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Data di pubblicazione: 23 febbraio 2017

A 15 anni in scooter in 3 senza casco

Corriere Mezzogiorno
Campania

NAPOLI - Per la prima volta, almeno per i vigili di Napoli, un padre rifiuta il riaffidamento di un minore fermato in strada a bordo di uno scooter senza protezioni e documenti. Negli ultimi giorni i vigili urbani hanno intensificato i controlli sui minori e la movida «per contrastare le scorribande giovanili» spiega una nota del Comando partenopeo. Il riferimento è alle baby gang che, in particolare in questi ultimi mesi, stanno seminando panico nelle strade. L’attenzione è «rivolta principalmente ai gruppi di ragazzini che scorrazzano a bordo di scooter, creando scompiglio lungo le vie dello shopping in particolar modo in via Toledo e piazza Municipio». Nel weekend sono stati controllati 38 veicoli, ne sono stati sequestrati 5 e i minori che non avevano il casco o la patente di guida sono stati fermati, identificati, e poi riaffidati alle famiglie come prevede la legge. Tutti tranne una quindicenne fermata in piazza Municipio alla guida di uno scooter con a bordo altre due coetanee, tutte senza casco, e sprovvista di patente e assicurazione. I vigili hanno chiamato il padre che ha rifiutato il riaffidamento della figlia «mostrando atteggiamenti aggressivi sia nei riguardi della minore che degli agenti».

A quel punto la squadra del Nucleo Tutela Minori guidata dal capitano Sabina Pagnano ha tentato di mediare ma «l’uomo ha continuato ad inveire contro la figlia e gli agenti» al punto da convincerli a richiedere accertamenti alla Procura dei minori e ai servizi sociali. Portata in un luogo più tranquillo la ragazza ha parlato con una assistente. «Non possiamo dire molto ma ci sembra evidente che la giovane appartiene ad un nucleo familiare molto problematico, quindi è stata inoltrata, a sua tutela, segnalazione alla Procura competente per i doverosi riscontri - spiega il capitano Pagnano -. La ragazza per ora resta sotto tutela, la madre è stata rassicurata dai servizi sociali al telefono ma per ora non sono previsti contatti con la famiglia». Sabina Pagnano è da due anni a capo del Nucleo Minori della Municipale, gli agenti che la settimana scorsa sono intervenuti coi carabinieri al Pallonetto quando la Procura ha tolto sei bimbi a famiglie di camorra.

Capitano le capita spesso che un padre rifiuti l’affido?
«Fortunatamente no, noi collochiamo tanti minori in casa famiglia ma che risultano completamente soli, per lo più stranieri, nordafricani arrivati con gli sbarchi o dell’Est Europa, rumeni vittime di sfruttamento della prostituzione. Spesso i genitori dei bimbi napoletani non sono reperibili, ma è singolare che un padre neghi l’affido, sicuramente un gesto correlato all’ira per il sequestro dello scooter alla ragazza ma estremo: “no tenetevela mia figlia, non la voglio”. Allora è cominciata l’attività di ascolto della giovane con gli assistenti sociali e sono emersi particolari più inquietanti che ci hanno fatto chiudere il cerchio, c’è un disagio familiare, di tensione e di aggressività e non mi posso sbilanciare ma ci sarebbero riscontri oggettivi. La ragazza non va messa in difficoltà, è in una struttura protetta e a parte il contatto telefonico con la madre per rassicurare entrambe per ora non ne sono previsti altri. Il genitore non si è palesato come una persona tranquilla e anche la sua posizione va vagliata nelle abitudini di vita, abbiamo relazionato tutto alla Procura».

E la ragazza?
«Appare molto più matura di quel che potrebbe essere una ragazza della sua età probabilmente per un vissuto difficile, situazioni che tolgono la spensieratezza dell’età. Messa a proprio agio in un contesto più tranquillo si è un po’ lasciata andare».

Ne avrete visti tanti.
«Ma normalmente abbiamo difficoltà piuttosto nel reperire i genitori, quelli dei minori sorpresi a consumare alcol o droga durante la movida al massimo ci dicono: “siamo separati, questo fine settimana deve chiamare la madre”».

Toni da “Napoli-bene”. 
«Ci capita ovunque, nelle zone popolari come della “Napoli -bene” e parte sempre una segnalazione ai servizi o alla Procura sia sulla condotta di vita del ragazzo che sulla capacità di vigilanza del genitore».

Come operate?
«I nostri servizi si concentrano nel fine settimana, siamo minimo sei persone a notte. Lo scorso fine settimana abbiamo segnalato sei minori trovati a bere superalcolici al Vomero, in piazza Bellini o al Gesù Nuovo ne troviamo molti di più. Le forze sono quelle e se ho sei persone in giro in cinque ore segnaliamo una diecina di minori. In media facciamo due interventi a settimana e serviamo anche la Procura, come per l’allontanamento di sei bambini dalle famiglie che spacciavano al Pallonetto. Interveniamo sull’incapacità genitoriale sull’assistenza e lo sviluppo del ragazzino e su situazioni di disagio economico o di vizi o insanità mentale in famiglia, il 403 è un provvedimento estremo, che si usa col fallimento dei percorsi di recupero dei servizi sociali».

Qualcuno critica le modalità del blitz del Pallonetto.I bambini svegliati nel cuore della notte...
«I blitz si fanno di mattina presto per avere garanzia di trovarli in casa ma anche perché gli occhi indiscreti sono meno svegli, è la procedura a tutela del minore e della privacy di chi subisce il provvedimento».

Diceva che il lavoro più duro è con i bambini stranieri.
«Arrivano in Italia già soli e scappano dalle case famiglia, poi vogliono tornarci, non è semplice seguirli. Abbiamo un mondo di minori stranieri non accompagnati, molti finiscono vittime delle mafie dell’Est, albanesi che portano ragazzine su strada, nigeriani, rumeni che ci portano maschi e femmine. Cerchiamo di fare al meglio la nostra parte, ma purtroppo sono pochi i percorsi di recupero che vanno a buon fine. Questi minori scappano o vengono aiutati a scappare, sono veramente basse le possibilità di recupero e sono pochi quelli che accettano il percorso. Ma questa è una domanda da girare ai servizi sociali».

 

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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