Polizia locale al gelo, in ufficio con le stufette. Ed esplode la protesta
LECCE – Nel comando di polizia locale di Lecce ci si riscalda con le stufette portate da casa. Il malcontento cova da tempo, per la verità, ma in un inverno rigido come non si avvertiva da decenni, la situazione ha assunto una piega drammatica.
Già a vederlo dall’esterno, passandovi accanto su viale Rossini, quell’austero edificio di vetro, sembra un vero e proprio palazzo di ghiaccio. Il problema è che lo sta diventando sul serio. E ora Antonio De Iaco, nelle vesti di coordinatore provinciale del Diccap-Sulp (Sindacato unitario dei lavoratori della polizia locale), esce allo scoperto e si fa portavoce del disagio collettivo.
Così non si può andare avanti, insomma, e anche molti cittadini se ne sono accorti. Recandosi al comando per ogni tipo di questione, dalle multe ai disbrighi burocratici, hanno notato la situazione a dir poco inconsueta. Una faccenda più o meno già di pubblico dominio, dunque. Eppure, forse, finora non se n'è discusso adeguatamente.
Il guaio è che si tratta di un problema che si sovrappone ad altri. La polizia locale lamenta carenze di vario genere, anche nel vestiario di servizio. Per dirne un paio, da due anni si usano gli stessi scarponcini, estate e inverno, e solo da poco è arrivato un secondo pantalone. Ma si tratta di indumenti leggeri. A molti non viene nemmeno il sospetto che l’agente fermo a regolare il traffico, o quello che interviene durante un incidente, sotto i calzoni stia indossando, magari, un pigiama.
Sono più di due anni, come illustra il sindacalista De Iaco (che, per inciso, fra gli agenti è anche quello che ha la nomina di rappresentate dei lavoratori per la sicurezza) che si vive in una situazione d’emergenza. Finché, però, ha retto almeno una parte dell’impianto del condizionamento del clima, allocato sul terrazzo dell’edificio, si è potuto lavorare. Pur con lamentele, lettere ufficiali, rimostranze, richieste d’intervento.
Con una macchina sola su due, per diverso tempo il clima negli uffici del comando di polizia locale di Lecce è stato regolato a singhiozzo. Il problema è definitivamente esploso, però, quando anche la seconda macchina ha tirato le cuoia. E a furia di un eterno rimpallo di responsabilità fra Comune e proprietà dell’immobile, circa gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, senza mai una soluzione definitiva, si è giunti al collasso. Insomma, molto fumo e niente arrosto. E ora si è arrivati al gelato.
D’estate, in qualche modo, si è potuto sopravvivere. Ma con lo schiaffo della neve, il problema è diventato insormontabile. Usando le stufette elettriche per riscaldarsi, poi, s'innescano complicazioni molto serie. Senza dimenticare che esse stesse sono potenzialmente un rischio, la rete va spesso in sovraccarico. E così, salta la luce e saltano anche i computer.
Grottesco che tutto ciò accada in un comando di polizia locale. Che, cioè, problemi di sicurezza tocchino in prima persona gli agenti. Quelli che, recandosi in cantieri e laboratori, magari contestano il mancato rispetto delle regole per un ponteggio non a norma o per l’assenza del casco protettivo.
Ma sono loro, i primi, a non avere a volte strumenti idonei per tutelare la propria incolumità. Il che potrebbe comportare anche altri tipi di iniziative. Ci si potrebbe, cioè, muovere anche sul fronte di una richiesta d’intervento alle autorità competenti. E’ questa l’aria che tira. Paradossi italiani.
Fonte: Lecceprima
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