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Data di pubblicazione: 23 luglio 2016

Stivali contraffatti alla PL: puniti i vigili che hanno denunciato

Il Tempo
Lazio

Strano mestiere quello dei Vigili Urbani: 300 agenti sono costretti a lavorare con gli stivali contraffatti provenienti dalla Cina; poi, quando due di loro denunciano il logo taroccato, finiscono sotto procedimento.

Ancora una volta si parla di capi di abbigliamento farlocchi, venduti per originali: a trarre in inganno anche in questo episodio c’è quel marchio “CE”, con le inconfondibili lettere arrotondate, obbligatorio per tutti i prodotti per i quali esiste una direttiva comunitaria. Questa volta, però, a finire sequestrate sono le calzature destinate ai vigili motociclisti. Trecento agenti hanno ricevuto in dotazione le calzature realizzate appositamente per viaggiare in moto: peccato che il contrassegno “CE” presente sugli stivali non sia realizzato dal fabbricante di un prodotto regolamentato nell’Unione europea, ma significhi “Chinese Export”.

Non finisce qui: infatti, gli agenti che hanno deciso di denunciare la distribuzione del prodotto contraffatto proprio tra quelle forze dell’ordine preposte a contrastare il mercato del falso, sono stati puniti. Come ha raccontato al Tempo Marco Milani, coordinatore romano dell’Ugl Polizia Locale, “i due vigili hanno posto sotto sequestro il materiale con il marchio CE contraffatto. A riprova del loro comportamento corretto, l’autorità giudiziaria lo ha convalidato”. Ma a qualcuno del Corpo dei Vigili Urbani questo scatto di legalità non è piaciuto: “L’atteggiamento di dedizione al proprio dovere non è affatto piaciuto alla dirigente Raffaella Modaveri, che oltre ad avviare un improbabile procedimento disciplinare nei confronti degli agenti, richiedeva alla Procura di Roma di valutare eventuali “violazioni del segreto d’ufficio” e “danno d’immagine” a carico degli stessi”. Le calzature non avrebbero mostrato segni di cedimento o usura anticipata: il fatto è che non rispetterebbero le norme.

Una volta sospeso, il procedimento disciplinare è stato riaperto: ora i vigili rischiano una pena superiore ai dieci giorni di sospensione e teoricamente potrebbero anche perdere il posto di lavoro. Nei mesi scorsi le proteste degli agenti avevano riguardato il numero delle camicie a disposizione: due per ogni vigile. Chi ne voleva di più se le doveva portare da casa.

 

Fonte: L'Ultimaribattuta

 

 

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Una fornitura di 300 paia di stivali made in China ha scatenato una vera e propria bufera tra i vigili urbani di Roma. Due agenti si sono autosequestrati le calzature non a norma con il logo della comunità europea modificato, ma il Comando li ha messi sotto procedimento disciplinare. «Invece di premiarli per aver scoperto il materiale contraffatto, è stato contestato loro il danno d’immagine e irregolarità nel sequestro del tutto infondate», denuncia l’Ugl. segue dalla prima pagina Una storia che ha del surreale e che vale la pena raccontare dal principio. Un anno fa è arrivata questa fornitura di stivali per i vigili motociclisti. Sembrava tutto in regola. Due agenti particolarmente scrupolosi del Gruppo intervento traffico, però, hanno notato che il marchio della comunità europea nascondeva un trucco. La sigla «CE», in realtà, apparteneva a «China Export». Gli stivali, quindi, arrivavano direttamente dalla Cina. Il logo, che avrebbe dovuto certificare la provenienza europea, aveva tutt’altro significato. La differenza tra i due marchi è sottilissima. La sigla della comunità europea si differenzia da quella cinese perché la distanza tra la consonante e la vocale è di qualche millimetro più larga. Solo l’occhio di un esperto se ne può accorgere, altrimenti l’inganno è servito. «I due vigili, allora, hanno posto sotto sequestro il materiale con il marchio CE contraffatto - racconta Marco Milani, coordinatore romano dell’Ugl Polizia locale - A riprova del loro comportamento corretto, l’autorità giudiziaria lo ha convalidato». A quel punto, secondo l’Ugl, è arrivata la "punizione" da parte dei vertici del Corpo. «L’atteggiamento di dedizione al proprio dovere non è affatto piaciuta alla dirigente Raffaella Modafferi (vicecomandante, ndr) la quale oltre ad avviare un improbabile procedimento disciplinare nei confronti degli agenti, richiedeva alla Procura di Roma di valutare eventuali "violazioni del segreto d’ufficio" e "danno d’immagine" a carico degli stessi - spiega Milani - Gli è stato anche contestato il fatto che il sequestro sarebbe dovuto essere richiesto da un superiore. Ma non è così dal momento che è un sequestro "probatorio" e non "preventivo". La Procura, invece, non ha ravvisato irregolarità e ha disposto l’archiviazione». Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Il procedimento disciplinare, che nel frattempo era stato sospeso, è stato riaperto. E ieri mattina i vigili finiti "sotto processo" si sono dovuti presentare all’Ufficio Procedimenti disciplinari del Dipartimento Risorse Umane del Comune di Roma. Con loro è stato convocato anche un dirigente sindacale che per primo, un anno fa, scoperchiò il caso imbarazzante. Questi vigili rischiano una pena superiore ai dieci giorni di sospensione, in teoria potrebbero anche perdere il posto. «Siamo al paradosso - sostiene l’Ugl - ci si accanisce contro dipendenti che hanno solo il difetto di svolgere fino in fondo il loro dovere». Il problema, comunque, non sarebbe stato ancora risolto. Gli stivali cinesi, infatti, sono ancora in dotazione e vengono indossati da trecento agenti che prestano servizio in motocicletta. Non pare che abbiano dato problemi di usura precoce o di altra natura. Il punto è che non sarebbero a norma. Da tempo ci sono associazioni che chiedono a Bruxelles di differenziare i due marchi. Ma l’Unione europea non può imporre al consorzio cinese che distribuisce questa merce di modificare il logo. Resta da capire per quale motivo i vigili siano stati messo sotto procedimento disciplinare se effettivamente hanno svolto il loro dovere. Non è certo la prima volta che i pizzardoni romani devono fare i conti con problemi nelle attrezzature che vengono fornite. Tre anni fa, ad esempio, scoppiò il caso delle penne mancanti. I vigili, infatti, furono costretti a portarsi le biro da casa. Altrimenti, niente multe. Per non parlare dell’orologio per scrivere l’ora dell’infrazione. Anche quello, infatti, non rientrava nella dotazione messa a loro disposizione. Poi c’è il capitolo del vestiario. Il rifornimento delle camicie negli anni scorsi è sempre stato un cruccio per gli agenti. C’è stato un momento che ne avevano a disposizione solo due. Se ne volevano di più, anche quelle se le dovevano portare da casa. Infine, un paio di mesi fa, è scoppiata la grana della pulizia delle divise. Negli stipendi degli agenti, infatti, era previsto un bonus per tintoria e lavanderia. Bonus che poi è sparito. Ecco allora che i vigili hanno rilanciato: «Se volete che le indossiamo, di qui in avanti le divise ce le deve lavare il Comune».

 

Fonte: Il Tempo

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