Data di pubblicazione:
20 dicembre 2007
Presentazione del libro "Una storia in...divisa"
Fonte:
Il Quotidiano
Regione:
Marche
Era un desiderio presente da tempo all'interno del Corpo e, man mano che il lavoro prendeva forma, è maturata anche una consapevolezza più adulta sulle ragioni che lo muovevano. Il bisogno che è stato alla base del consistente impegno profuso nella realizzazione di questo libro non era sicuramente quello di realizzare uno strumento di promozione, né di ricercare e catalogare momenti e occasioni a scopo autocelebrativo, non si è trattato neanche di un puro esercizio di memoria. Il bisogno reale, motivante, era invece quello di testimoniare e suggellare un rapporto di profonda interdipendenza con la comunità locale di appartenenza. Per questo abbiamo voluto dare al nostro lavoro il titolo di "Una storia in...divisa". Non c'è possibilità di separazione, di divisione: una Polizia locale che non avverte più il legame con la sua città, che non trova nel desiderio di porsi al servizio della propria comunità la principale e costante fonte di ispirazione del suo lavoro, è una Polizia locale che non ha più identità.
Ma è anche vero che l'esigenza di esprimere un bisogno si avverte tanto più quanto maggiore è il timore che possa non essere del tutto soddisfatto. C'erano in passato momenti che avevano palesemente la funzione di manifestare (nel senso etimologico di "far toccare con mano") la riconoscenza della città ai suoi vigili: in occasione della "Befana del vigile" (a cui non a caso abbiamo dedicato un intero paragrafo) i cittadini offrivano alla Polizia doni di varia natura.
Si tratta di un'esperienza da tempo (e forse fortunatamente) in disuso, comunque ora assolutamente irripetibile, ma il bisogno che esprimeva non è riuscito a creare altre forme rituali di "consacrazione" del legame della Polizia locale con la collettività.
La credibilità della Polizia municipale si gioca oggi tutta sul terreno accidentato della complessità del vivere quotidiano; si gioca su un assetto di interessi del tutto inedito caratterizzato da un equilibrio molto più complesso e labile rispetto al passato tra quelli individuali, soprattutto di natura economica, e quelli pubblici o diffusi alla cui salvaguardia le forze di polizia sono principalmente e istituzionalmente preposte; si gioca intorno ad un rapporto con il cittadino che si fa inevitabilmente dialettico e che non consente scorciatoie. Le scommesse con le quali una moderna Polizia municipale deve misurarsi si giocano in gran parte su un filo di rasoio: garantire sicurezza senza alimentare intolleranza, prendersi carico di una diffusa microconflittualità senza deresponsabilizzare gli attori, promuovere solidarietà e senso della comunità senza rinunciare all'intervento sanzionatorio e repressivo.
Tutto ciò richiede una professionalità robusta in termini sia relazionali che di competenze. E genera facilmente una sensazione con cui chiunque opera in un'organizzazione di polizia prima o poi si trova a fare i conti: un frequente senso di inadeguatezza rispetto alle innumerevoli sollecitazioni e richieste di intervento. E' comprensibile dunque l'esigenza dell'operatore di Polizia locale di un riconoscimento chiaro da parte della comunità a cui sente di appartenere.
A ben vedere la stessa struttura della pubblicazione risulta ampiamente condizionata dal rilievo che si è voluto attribuire, forse anche inconsapevolmente, a questo senso di appartenenza. La prima parte, di carattere storico, analizzando le origini e gli sviluppi della Polizia locale, con l'estrema cura e ricchezza di dati di cui è stato capace Giuseppe Merlini, finisce in realtà per disegnare un quadro dell'evoluzione di San Benedetto del Tronto dall'annessione al Regno d'Italia ai recenti anni '60. Segue un ampio resoconto fotografico che, attraverso lo sguardo discreto dei vigili, spesso solo casualmente catturati dall'obiettivo fotografico, ripercorre i momenti più significativi della città fino ai nostri giorni.
La Festa del Corpo e la "Befana del vigile" sono quindi presi in esame come principali momenti (di oggi e di ieri) di condivisione tra i vigili e i loro concittadini. Non poteva poi mancare un'attenzione particolare per il nostro mare a cui abbiamo dedicato un intero paragrafo nel quale sono state inserite le fotografie più "solari" che avevamo a disposizione perché il mare, non solo per i turisti ma anche per i vigili, significa soprattutto "estate".
Del traffico ci siamo occupati prima nella prospettiva dell'educazione stradale, che continuiamo a ritenere uno dei più importanti servizi che siamo in grado di offrire per la crescita e la sicurezza della nostra città, e poi nella sua componente, da tutti noi verificata, di fenomeno che ha cambiato progressivamente il volto delle nostre città. Abbiamo quindi tentato di utilizzare i documenti fotografici per dar conto, anche attraverso confronti diretti tra diverse epoche, di come l'immagine della Polizia municipale sia cambiata nel corso degli anni.
L'ultimo paragrafo fotografico è dedicato alle attività sportive della Polizia municipale che sono espressione di quella volontà di aggregazione e di quello "spirito di squadra" capaci di trasformare un semplice gruppo di persone che lavorano insieme, appunto, in un Corpo di Polizia. Il libro si chiude infine con un'appendice che contiene numerosi documenti e riferimenti storici relativi alla Polizia locale di San Benedetto, alcuni dei quali di notevole interesse. Consiglio, in particolare, una lettura di alcuni esempi di verbali di contravvenzione elevati dalla "Guardie comunali" tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento: riescono a dare un'idea della vita quotidiana dell'epoca meglio di qualsiasi studio sociologico.
Fonte:
Il Quotidiano.it
Ma è anche vero che l'esigenza di esprimere un bisogno si avverte tanto più quanto maggiore è il timore che possa non essere del tutto soddisfatto. C'erano in passato momenti che avevano palesemente la funzione di manifestare (nel senso etimologico di "far toccare con mano") la riconoscenza della città ai suoi vigili: in occasione della "Befana del vigile" (a cui non a caso abbiamo dedicato un intero paragrafo) i cittadini offrivano alla Polizia doni di varia natura.
Si tratta di un'esperienza da tempo (e forse fortunatamente) in disuso, comunque ora assolutamente irripetibile, ma il bisogno che esprimeva non è riuscito a creare altre forme rituali di "consacrazione" del legame della Polizia locale con la collettività.
La credibilità della Polizia municipale si gioca oggi tutta sul terreno accidentato della complessità del vivere quotidiano; si gioca su un assetto di interessi del tutto inedito caratterizzato da un equilibrio molto più complesso e labile rispetto al passato tra quelli individuali, soprattutto di natura economica, e quelli pubblici o diffusi alla cui salvaguardia le forze di polizia sono principalmente e istituzionalmente preposte; si gioca intorno ad un rapporto con il cittadino che si fa inevitabilmente dialettico e che non consente scorciatoie. Le scommesse con le quali una moderna Polizia municipale deve misurarsi si giocano in gran parte su un filo di rasoio: garantire sicurezza senza alimentare intolleranza, prendersi carico di una diffusa microconflittualità senza deresponsabilizzare gli attori, promuovere solidarietà e senso della comunità senza rinunciare all'intervento sanzionatorio e repressivo.
Tutto ciò richiede una professionalità robusta in termini sia relazionali che di competenze. E genera facilmente una sensazione con cui chiunque opera in un'organizzazione di polizia prima o poi si trova a fare i conti: un frequente senso di inadeguatezza rispetto alle innumerevoli sollecitazioni e richieste di intervento. E' comprensibile dunque l'esigenza dell'operatore di Polizia locale di un riconoscimento chiaro da parte della comunità a cui sente di appartenere.
A ben vedere la stessa struttura della pubblicazione risulta ampiamente condizionata dal rilievo che si è voluto attribuire, forse anche inconsapevolmente, a questo senso di appartenenza. La prima parte, di carattere storico, analizzando le origini e gli sviluppi della Polizia locale, con l'estrema cura e ricchezza di dati di cui è stato capace Giuseppe Merlini, finisce in realtà per disegnare un quadro dell'evoluzione di San Benedetto del Tronto dall'annessione al Regno d'Italia ai recenti anni '60. Segue un ampio resoconto fotografico che, attraverso lo sguardo discreto dei vigili, spesso solo casualmente catturati dall'obiettivo fotografico, ripercorre i momenti più significativi della città fino ai nostri giorni.
La Festa del Corpo e la "Befana del vigile" sono quindi presi in esame come principali momenti (di oggi e di ieri) di condivisione tra i vigili e i loro concittadini. Non poteva poi mancare un'attenzione particolare per il nostro mare a cui abbiamo dedicato un intero paragrafo nel quale sono state inserite le fotografie più "solari" che avevamo a disposizione perché il mare, non solo per i turisti ma anche per i vigili, significa soprattutto "estate".
Del traffico ci siamo occupati prima nella prospettiva dell'educazione stradale, che continuiamo a ritenere uno dei più importanti servizi che siamo in grado di offrire per la crescita e la sicurezza della nostra città, e poi nella sua componente, da tutti noi verificata, di fenomeno che ha cambiato progressivamente il volto delle nostre città. Abbiamo quindi tentato di utilizzare i documenti fotografici per dar conto, anche attraverso confronti diretti tra diverse epoche, di come l'immagine della Polizia municipale sia cambiata nel corso degli anni.
L'ultimo paragrafo fotografico è dedicato alle attività sportive della Polizia municipale che sono espressione di quella volontà di aggregazione e di quello "spirito di squadra" capaci di trasformare un semplice gruppo di persone che lavorano insieme, appunto, in un Corpo di Polizia. Il libro si chiude infine con un'appendice che contiene numerosi documenti e riferimenti storici relativi alla Polizia locale di San Benedetto, alcuni dei quali di notevole interesse. Consiglio, in particolare, una lettura di alcuni esempi di verbali di contravvenzione elevati dalla "Guardie comunali" tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento: riescono a dare un'idea della vita quotidiana dell'epoca meglio di qualsiasi studio sociologico.
Fonte:
Il Quotidiano.it
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