Data di pubblicazione:
23 giugno 2014
Niente gabbiotto: il vigile deve lavorare in strada
Fonte:
Quotidiano PA
Regione:
Lazio
Cabine protettive della Polizia Municipale di Roma troppo piccole per la Direzione Provinciale del Lavoro, di qui la controversia iniziata nel 2006 quando con un verbale ispettivo notificato a Roma Capitale a quest'ultima veniva intimato di "non utilizzare le cabine protettive della P.M. quali posti di lavoro, neanche per contingenti esigenze di servizio".
Vigili urbani solo in strada senza cabine protettive, questo vorrebbe quindi il Ministero del Lavoro che ha impartito al Comune di Roma di non far utilizzare tali cabine dai vigili quali luoghi di lavoro in quanto di dimensioni inferiori a quelle previste dalla normativa vigente (2 mq e 10 mc lordi minimi per lavoratore).
Il Comune non ci sta ed impugna il provvedimento davanti al TAR del Lazio che con sentenza n. 6426 del 18.6.2014 non ha condiviso la qualificazione di tali cabine come "luoghi di lavoro" ed ha annullato il verbale che intimava al Comune di Roma di non farle utilizzare dai vigili come posti di lavoro.
La Polizia Municipale, svolge lavoro sulla strada e, quindi, per il giudice amministrativo, e' appunto la strada il suo "luogo di lavoro", essendo i vigili urbani sostanzialmente addetti alla fluidificazione del traffico ed a verificare le conseguenze di incidenti stradali.
Le cabine protettive costituiscono, pertanto, punti di appoggio per scrivere, se necessario, verbali di contestazione o per ripararsi momentaneamente da condizioni metereologiche particolarmente avverse, così come ci si riparerebbe, precisa il Giudice, ma in maniera meno soddisfacente, sotto una pensilina. In queste cabine gli addetti al traffico possono riporre i proprie effetti personali o, ancora, sostare nei brevi momenti di riposo. Niente dunque di più diverso dal "posti di lavoro" nei quali il dipendente svolge la propria attività lavorativa durante l'orario di servizio.
Ai microfoni del Quotidiano della P.A, il Capo dell'Avvocatura Capitolina, Avv. Rodolfo Murra dichiara "la sentenza del TAR che ha accolto il ricorso di Roma Capitale sulle garritte della polizia Locale e' assai equilibrata e ragionevole. Quelle strutture, infatti, non sono considerabili ambienti di lavoro e, quindi, giustamente e' stat sconfessata la teoria del Ministero del Lavoro che le riteneva inidonee".
Fonte: Quotidiano della PA
Vigili urbani solo in strada senza cabine protettive, questo vorrebbe quindi il Ministero del Lavoro che ha impartito al Comune di Roma di non far utilizzare tali cabine dai vigili quali luoghi di lavoro in quanto di dimensioni inferiori a quelle previste dalla normativa vigente (2 mq e 10 mc lordi minimi per lavoratore).
Il Comune non ci sta ed impugna il provvedimento davanti al TAR del Lazio che con sentenza n. 6426 del 18.6.2014 non ha condiviso la qualificazione di tali cabine come "luoghi di lavoro" ed ha annullato il verbale che intimava al Comune di Roma di non farle utilizzare dai vigili come posti di lavoro.
La Polizia Municipale, svolge lavoro sulla strada e, quindi, per il giudice amministrativo, e' appunto la strada il suo "luogo di lavoro", essendo i vigili urbani sostanzialmente addetti alla fluidificazione del traffico ed a verificare le conseguenze di incidenti stradali.
Le cabine protettive costituiscono, pertanto, punti di appoggio per scrivere, se necessario, verbali di contestazione o per ripararsi momentaneamente da condizioni metereologiche particolarmente avverse, così come ci si riparerebbe, precisa il Giudice, ma in maniera meno soddisfacente, sotto una pensilina. In queste cabine gli addetti al traffico possono riporre i proprie effetti personali o, ancora, sostare nei brevi momenti di riposo. Niente dunque di più diverso dal "posti di lavoro" nei quali il dipendente svolge la propria attività lavorativa durante l'orario di servizio.
Ai microfoni del Quotidiano della P.A, il Capo dell'Avvocatura Capitolina, Avv. Rodolfo Murra dichiara "la sentenza del TAR che ha accolto il ricorso di Roma Capitale sulle garritte della polizia Locale e' assai equilibrata e ragionevole. Quelle strutture, infatti, non sono considerabili ambienti di lavoro e, quindi, giustamente e' stat sconfessata la teoria del Ministero del Lavoro che le riteneva inidonee".
Fonte: Quotidiano della PA
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