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Data di pubblicazione: 27 luglio 2015

La polizia veste "made in Pakistan"

Italy
Il Ministero chiama, la Questura non risponde. Noi l'avevamo detto, da quel «Tempo» pure: le divise della Polizia sono una chimera, l'uniforme estiva non è stata realizzata in numero tale da poter vestire tutti i reparti e agli agenti non resta che prestare servizio con pantaloni di una divisa e maglietta di un'altra. A meno che il rifornimento non arrivi niente meno che dal Pakistan. A produrre le polo della Polizia di Stato – italiana, si intende – è infatti una ditta romagnola che lavora a pieno ritmo in Medio Oriente. I numeri sono pazzeschi: 10mila le polo estive prodotte in un mese e mezzo per tutti gli agenti, 15mila gli ordini rispediti al mittente per l'impossibilità di rispondere ad una domanda in continuo aumento. «La produzione delle polo per la Polizia è iniziata come una sorta di provocazione da parte del Sap, per rispondere all'esigenza di un maggior numero di magliette per gli agenti in servizio e di una qualità migliore rispetto a quelle fornite dal Ministero - spiega Guglielmo Saturnino, titolare della "Militar Market" - Attraverso una convenzione con il sindacato, mi è stato dato incarico di produrre le polo in cotone per la divisa estiva. Ho iniziato con una richiesta normale ma in un mese e mezzo ho realizzato 10mila magliette. Le domande, inizialmente arrivate dal Sap per i loro iscritti, sono arrivate come a cascata da agenti singoli e da altri sindacati che richiedevano di far parte della stessa convenzione. Di fatto ho registrato un boom di ordinazioni, talmente inatteso da dover bloccare la produzione delle altre divise e perfino quella della polo stessa». La ditta di abbigliamento militare, che opera dietro autorizzazione del ministero dell'Interno e vende anche on line, è una delle tante aziende italiane ad aver spostato la produzione all'estero per ammortizzare i costi e garantire un buon rapporto qualità-prezzo. Fa sorridere, tuttavia, che le uniformi della Polizia di Stato vengano realizzate in massa in un paese del Medio Oriente dove è forte la presenza di integralisti islamici. Gli stessi che fanno scattare gli agenti da una parte all'altra del Paese per contenere le minacce terroristiche temute dai continui flussi migratori. Ed ecco che la «disforme», problema segnalato dal Sap già a settembre scorso, si ripropone oggi, con le conseguenze già paventate allora, negli uffici di Trieste. «Il 23 luglio scorso il ministero dell'Interno ha spedito un telex alla Questura di Trieste ordinando l'invio di un Sostituto Commissario e di un agente/assistente, aggregati per un periodo di 15 giorni presso la Questura di Imperia per "esigenze legate all'aumento del flusso migratorio di cittadini extracomunitari al confine italo-francese" – spiega Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sap -. Il problema, tralasciando quello connesso alla mancanza di personale, nasce laddove l'ufficiale individuato per il servizio faccia parte dell'Investigativa e che di conseguenza non sia in possesso di una divisa. Eccolo, dunque, il paradosso della Polizia di Stato: il Sostituto Commissario, spostato da un giorno a un altro per un servizio legato ai flussi migratori, non può muoversi perché l'uniforme non si trova e il Ministero, artefice della stessa disposizione, non ne produce abbastanza. Ma come si può rispondere alle esigenze di un Paese come il nostro, in questo periodo storico, con agenti senza divisa? – chiede con forza Tonelli – Come si possono distogliere uomini da una città come Trieste, collettore dell'immigrazione clandestina e silente, per spostarli in aggregazione senza neppure assicurarsi che abbiano una divisa? Siamo al ridicolo. Partita la caccia al Sostituto Commissario da mandare, scatta quella alla divisa. Vadano a quel Paese i soliti noti, sordi alle richieste delle forze dell'ordine in mutande, che poi hanno la faccia tosta di commemorare Borsellino. La situazione è grave, ora stiamo pagando le conseguenze dei tagli lineari sintomo della totale irresponsabilità nei confronti dello Stato». Intanto, sul sito della ditta Militar Market, la polo estiva non si vende già più. «Abbiamo dovuto bloccare le ordinazioni perché gli operai non riuscivano a spedire nei tempi né a realizzare materialmente un numero tanto grande di capi – spiega Saturnino - E dire che la mia azienda, che ha la sede operativa in Emilia Romagna ma che produce in Pakistan seppur sotto il controllo diretto degli italiani, conta 70 dipendenti. Da quando il Sap ci ha commissionato la produzione delle magliette in cotone, di fatto abbiamo messo in stand by il resto dell'offerta. Ora ho già il campione per i pantaloni e puntiamo a soddisfare le esigenze di tutti. Purtroppo siamo in pochi a produrre abbigliamento per le forze dell'ordine a causa dei necessari capitali da investire, ma i problemi sono tanti e lo si capisce dagli ordinativi in continuo aumento». Il Sostituto Commissario e il suo assistente, che avrebbero dovuto presentarsi ieri pomeriggio nella Questura di Imperia per prendere servizio, sono ancora a Trieste. Ovviamente in borghese. In attesa che in Pakistan riprendano presto a cucire le polo, agli agenti non resta che farsi prestare pantaloni e magliette dai colleghi. Magari della stessa taglia e dell'uniforme nuova. I flussi migratori proseguono senza sosta, l'aggregazione è posticipata a data da destinarsi. E l'ufficiale, che sarebbe dovuto partire oggi per tornare il 9 agosto, attende come una moderna Cenerentola il vestito all'altezza per un ballo a cui non può mancare.


Fonte: Il Tempo
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